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Israele, dopo la riforma della giustizia esplode la rabbia contro Netanyahu

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Da alcuni giorni in Israele c’è uno stato di fortissima tensione. Si susseguono proteste molto intense e partecipate da decine di migliaia di persone che, in alcuni casi hanno anche bloccato le autostrade. 

In tanti vogliono dire no al Governo Netanyahu che ha approvato la modifica della “clausola di ragionevolezza“, uno dei punti chiave della contestata riforma della giustizia. Una clausola che impedisce ai giudici della Corte Suprema di ribaltare le decisioni e le nomine del Governo e dei singoli ministri in materia di giustizia sulla base del fatto che potrebbero apparire “irragionevoli“.

Proteste di massa in Israele, e decine di arresti, contro la riforma della giustizia. Foto Twitter @Agenzia_Ansa

A Tel Aviv il 24 luglio migliaia di manifestanti hanno marciato sulla principale autostrada, la Ayalon, bloccando il traffico. La polizia ha usato i cannoni ad acqua nel tentativo di disperdere la folla e ci sono stati scontri e barricate. I media parlano di 34 arresti in tutta Israele nel corso della giornata di proteste, di cui 15 solo a Tel Aviv. Almeno 4 agenti sarebbero rimasti feriti e 3 manifestanti hanno riportato lievi conseguenze dopo che un furgone si è lanciato sul corteo in un sobborgo della città.

La “clausola di ragionevolezza

Con il nuovo disegno di legge sulla “ragionevolezza“, dunque, il Governo di Benjamin Netanyahu vieta alla Corte suprema di pronunciarsi sulle decisioni e le nomine fatte dal governo e dai singoli ministri. Si tratta del primo importante provvedimento approvato nell’ambito di una ben più larga riforma giudiziaria che l’esecutivo di destra intende portare a termine.

Le opposizioni temono che il Governo di Israele e il potere giudiziario, che diverrebbe una sua emanazione, possano prevalere sulle prerogative della Corte Suprema. L’esecutivo di Tel Aviv sostiene, al contrario, che la novità rafforzerà la democrazia. Si tratterebbe perciò di un’approvazione “necessaria” per consentire di governare ha detto il premier Benjamin Netanyahu.

Israele diventa un’autocrazia?

Ma l’opposizione di centro e di sinistra è convinta che la riforma giudiziaria che si vuole imporre a Israele finirà col cancellare un meccanismo di controllo decisivo sul potere politico: quello appunto della Corte Suprema. In questo modo aprendo la strada a un sistema più autoritario e meno pluralista. Secondo molti osservatori internazionali, e anche israeliani, il Governo attualmente al potere a Tel Aviv sta nei fatti attuando una svolta autoritaria. Una sorta di pesante involuzione nell’ambito della quale si riduce lo spazio democratico per i cittadini di Israele.

Duri scontri fra polizia e manifestanti, non soltanto a Tel Aviv. Foto Twitter @Agenzia_Ansa

Per non parlare dei rapporti col mondo arabo e palestinese, fortemente peggiorati negli ultimi tempi. Anche a causa di un approccio molto aggressivo delle forze armate di Israele verso i cittadini palestinesi dei campi profughi, compresi i bambini. Lo scorso anno, l’11 maggio 2022, fece il giro del mondo la notizia dell’assassinio della giornalista palestinese della Tv Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, 51 anni, colpita dalle truppe israeliane a Jenin e da allora la tensione fra Israele e i palestinesi è cresciuta.

Netanyahu: “Avremo più democrazia

Sulla riforma della giustizia è intervenuto lo stesso premier di Israele, Benjamin Netanyahu. “La norma approvata non è affatto la fine della democrazia, bensì la realizzazione del volere dell’elettorato e dunque l’essenza stessa della democrazia” ha dichiarato. “Noi abbiamo operato un aggiustamento moderato per riportare l’equilibrio fra i poteri“, ha aggiunto il premier, sottolineando che tutto questo “non giustifica” le proteste e “lo sconvolgimento del Paese.” “Entro la fine di novembre – ha proseguito – è possibile raggiungere intese” con l’opposizione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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