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Sarkozy condannato a 3 anni. E i pm vogliono processarlo anche per i finanziamenti di Gheddafi

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Dopo la prima arriva anche la seconda condanna, in appello, per l’ex Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. Mai un ex capo di Stato transalpino aveva ricevuto una pena di 3 anni di reclusione, uno dei quali da scontare in carcere. Le accuse sono di corruzione e traffico di influenze in una complessa vicenda risalente a diversi anni fa.

Si tratta di una sanzione senza precedenti in Francia. L’avvocato storico di Sarkozy, Thierry Herzog, e l’ex alto magistrato Gilbert Azibert hanno ricevuto le stesse condanne del marito della cantautrice ed ex modella italiana Carla Bruni. È chiaro che la vicenda giudiziaria dell’ex presidente getta un’ombra sul potere dell’Eliseo agli occhi dell’opinione pubblica. Soprattutto in questo momento storico in cui milioni di francesi non si riconoscono più nella politica e detestano l’attuale presidente, Emmanuele Macron.

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla Bruni. Foto Ansa/Epa Clemens Bilan

Rischia il braccialetto elettronico

Nicolas Sarkozy aveva ricevuto una condanna in primo grado a 3 anni ma tutti con la condizionale. Adesso i giudici del processo di secondo grado hanno confermato la condanna aggravandola, perché si prevede in sentenza che l’ex presidente della Repubblica debba stare un anno dietro le sbarre. Inutile aggiungere che Sarkozy ricorrerà in Cassazione. Nel caso in cui anche nel terzo e ultimo grado di giudizio i magistrati parigini ribadiscano la sentenza di appello il marito di Carla Bruni sconterà l’anno di carcere con il braccialetto elettronico, come un comune detenuto.

Sarkozy condannato per corruzione

Nicolas Sarkozy, 68 anni, si è sempre dichiarato innocente. Per lui il tribunale ha anche pronunciato l’interdizione dai diritti civili per 3 anni, con l’impossibilità quindi di candidarsi a cariche politiche. Per l’avvocato Herzog è scattato il divieto di esercitare la professione forense per 3 anni. Identico verdetto era stato pronunciato dal tribunale in primo grado. Oggetto della condanna di Sarkozy è uno scandalo da anni all’attenzione dell’opinione pubblica francese. I giudici lo hanno ritenuto colpevole di essersi impegnato, nel 2014 attraverso l’avvocato Thierry Herzog, a sostenere la candidatura del giudice Gilbert Azibert a una prestigiosa carica nel Principato di Monaco.

Una carica che, per altro, il magistrato non ha mai ottenuto. L’appoggio dell’ex capo di Stato sarebbe avvenuto in cambio di interventi e comunicazioni riservate riguardanti un caso allora all’esame della Cassazione francese. In sostanza, per i magistrati, Sarkozy, l’avvocato Herzog e il magistrato Azibert si sarebbero resi corresponsabili di un “patto corrutivo” con reciproci vantaggi.

Muammar Gheddafi (assassinato nel 2011) scruta dall’interno della sua limousine blindata mentre lascia l’Eliseo il 12 dicembre 2007, dopo aver incontrato il presidente francese Nicolas Sarkozy. Foto Ansa/Epa Horacio Villalobos

Vana la replica dell’ex capo di Stato

Sono un ex presidente della Repubblica – aveva detto Sarkozy con in tribunale nel processo di prima istanza – non ho mai corrotto nessuno. E dovremmo poi aggiungere che si tratterebbe di una corruzione ben strana, senza denaro, neppure un centesimo per nessuno, senza vantaggi, nessuno ne ha avuti, e senza vittime, poiché non ci sono persone lese“. Di tutt’altro parere sia la Corte che ha lo condannato in primo grado che quella che lo ha condannato in secondo grado più severamente.

Nel frattempo, apparentemente senza alcun riferimento alle disavventure giudiziarie del marito, Carla Bruni ha postato su Instagram un messaggio in cui esalta il “coraggio” di Sarkozy e le sue “qualità umane” in relazione a una vicenda che 30 anni fa tenne la Francia col fiato sospeso. Ossia la presa in ostaggio di un bambino da parte di uno squilibrato, poi risoltasi anche grazie all’intervento dell’uomo politico.

Tutti i guai di Sarkozy

Il quotidiano parigino Le Monde cita una sequela di intrighi che hanno invischiato personalmente Sarkozy negli ultimi 10-15 anni. Fra questi la vicenda Woerth-Bettencourt, in cui la miliardaria Liliane Bettencourt, erede de L’Oréal, era stata sospettata di aver dato soldi a personaggi politici, tra cui l’ex presidente della Repubblica. E aveva beneficiato, in cambio, della clemenza del ministero delle Finanze, allora presieduto da Eric Woerth. Ma c’è anche il caso dei sospetti finanziamenti libici della campagna presidenziale del 2007: l’allora dittatore Gheddafi avrebbe finanziato Sarkozy. La Procura Finanziaria Nazionale (PNF) francese ha chiesto, giovedì 11 maggio, un processo anche su questa vicenda. I guai del marito di Carla Bruni sono tutt’altro che terminati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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