Il tema dell’occupazione è tornato un argomento di pressante attualità, sopratutto a seguito del lungo dibattito politico sul DL lavoro e il reddito di cittadinanza.  Che negli ultimi anni e negli ultimi mesi ha catalizzato l’attenzione su un tema tanto cruciale.

Dove l’ultimo allarme da parte di Confindustria e Coldiretti dovrebbe spingerci a riflettere. Raccontandoci una realtà un pò diversa da come ce la immaginiamo e che va letta attentamente. Prima ancora forse che demandare all’intervento della politica.

FOTO ANSA/ ANDREA COLOMBARI

Le attività agricole rischiano di bloccarsi: non ci sono i lavoratori

L’allarme lanciato recentemente da Coldiretti e Confindustria interessa i settori di punta del nostro Paese come: turismo, agricoltura, fino alle imprese operanti nelle costruzioni, ristorazione e balneari. In questi settori in Italia si cerca manodopera ma vi è una “inspiegabile” carenza di personale. «Se non troviamo almeno 82.750 lavoratori che vengano a lavorare in Italia, le attività agricole si bloccheranno» ha precisato la Coldiretti. Un dato che si scontra fortemente con le ultime rilevazioni Istat che segnalano nel nostro Paese circa 5,6 milioni di poveri assoluti, persone che non arrivano nemmeno alla seconda settimana del mese. Mentre sarebbero 8,6 milioni, quelli che faticano a superare la terza settimana. In totale oltre 14,3 milioni di italiani, quasi un quarto della popolazione, che non occupa gli 82mila posti di lavoro vacanti in uno dei settori chiave del nostro sistema produttivo.  

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Il problema aldilà della questione sul mercato del lavoro in Italia, che fatica sempre di più a far incontrare domanda e offerta in modo efficiente. Andrebbe forse analizzato e affrontato dal punto di vista socio-culturale prima ancora che da quello politico. Possibile che 82mila posti di lavori siano liberi a fronte di 14,3 milioni di italiani sulla soglia della povertà? Se nessuno si fa avanti vuol dire che questo tipo di lavori forse sono considerati inaccettabili dagli italiani? O è soltanto una questione di retribuzione? Forse sono cambiate le nostre aspettative, il nostro spirito di sacrificio, la nostra etica ed i nostri parametri di giudizio.

In Italia boom dei Neet, ed è occupato solo il 39% della popolazione  

La rassegnazione è un pò lo stato d’animo dominante di oggi, in tutte le fascia d’età. Con il risultato che in Italia lavora solo il 39% della popolazione, mentre in tutta Europa quasi il 55%. A giugno dello scorso anno siamo passati all’ultimo posto trai i Paesi UE per tasso di occupazione sia maschile sia femminile, superati perfino dalla Grecia. Dove senza alcun dubbio vengono generati milioni e milioni di posti di lavoro in meno rispetto al nostro Paese. Senza parlare degli oltre 3 milioni di Neet, giovani tra i 15-29 anni che non studiano, non hanno un lavoro e non fanno formazione. Che secondo i dati Ocse hanno toccato punte del 29,8%, a fronte di una media europea del 16,4%. 

Reddito di cittadinanza/ FOTO ANSA/ GIUSEPPE LAMI

In sintesi nel nostro Paese ci sono circa 36,5 milioni di persone in età da lavoro, ma lavorano solo in 23 milioni. E nel frattempo però non troviamo 82 mila lavoratori per sostenere il settore agricolo. Oggi gli ultimi provvedimenti del governo puntano a incentivare, attraverso sgravi fiscali sulle imprese, le nuove assunzioni. Ma è evidente che è necessaria al contempo una rivoluzione socio-culturale dal basso. Che restituisca dignità e una nuova rilevanza sociale al lavoro, di qualsiasi forma esso sia. Serve una nuova forma mentis, e non solo un nuovo reddito di cittadinanza, o l’ennesima politica assistenzialista. Perché se alcuni settori di punta del Made in Italy, fra cui quello agricolo, rischiano di morire perché mancano figure disponibili, nonostante i drammatici dati sulla povertà. C’è oggettivamente più di qualche cosa che non va. Non è solo la politica, ma una questione sociale molto più ampia.