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Alitalia, grana infinita: “Illegale il prestito da 400 milioni”

La Commissione Ue chiede all'Italia di recuperare dalla compagnia, ma non da Ita, il prestito ponte del 2019

Anche da ‘morta’ Alitalia non trova pace. La Commissione europea ha concluso che il prestito ponte da 400 milioni di euro che la compagnia di bandiera, ora trasformata in Ita, ricevette nel 2019 rappresenta un aiuto di Stato illegale ai sensi delle norme comunitarie.

L’Italia deve quindi recuperare quella somma maggiorata degli interessi. Lo ha annunciato lo stesso esecutivo Ue. E comunque non spetta a Ita dover rimborsare lo Stato perché la nuova compagnia “non può dirsi il successore economico” di Alitalia.

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Un aereo di Alitalia. Foto Ansa/Daniel Dal Zennaro

Alitalia, la posizione della Ue

La Commissione ritiene che, concedendo nel 2019 il prestito di 400 milioni di euro di aiuti di Stato, l’Italia non si è comportata come avrebbe fatto un operatore privato. Non ha cioè valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti, più gli interessi, ma ha puntato esclusivamente a garantire la continuità del servizio dei voli nazionali e internazionali di Alitalia. Inoltre, la Commissione ha ritenuto che il prestito ponte che il Governo Conte fornì non potesse considerarsi ai sensi degli orientamenti sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione. Alitalia aveva infatti già beneficiato di aiuti precedenti, vale a dire i due prestiti concessi nel 2017.

Obblighi violati

Pertanto, il prestito del 2019 violerebbe l’obbligo di una tantum che gli orientamenti per il salvataggio e la ristrutturazione prevedono. Su questa base, il 27 marzo la Commissione ha concluso che nessun investitore privato avrebbe concesso, all’epoca, il prestito alla compagnia. Perciò il prestito che il Governo ha conferito ad Alitalia costituirebbe un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali. Il che costituisce un aiuto di Stato incompatibile con le norme sulla libera concorrenza nella Ue.

Aiuto di Stato illegittimo

L’Italia deve ora, come detto, recuperare da Alitalia l’aiuto di Stato illegittimo pari a 400 milioni di euro più interessi. La Commissione, precisa Bruxelles in una nota, “ha già rilevato nel settembre 2021” che la nuova compagnia erede di Alitalia – la Ita Airways, a sua volta già in vendita, nel cui capitale dovrebbero entrare massicciamente i tedeschi di Lufthansa – “non può dirsi il successore economico” della vecchia compagnia. E questo sebbene ne abbia rilevato alcuni asset. Di conseguenza, Itanon è tenuta a rimborsare l’aiuto ricevuto da Alitalia“.

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Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Alitalia, amministrazione straordinaria

Lo Stato italiano ha dunque il dovere, sostiene la Commissione, di “recuperare da Alitalia gli aiuti illegittimi e incompatibili” con le norme Ue “maggiorati degli interessi“. E, nel caso di fallimento della compagnia, Alitalia potrà rimborsare la somma “nel limite dei ricavi ottenuti dalla vendita dei suoi asset“. “L’amministrazione straordinaria di Alitalia è ancora in corso” sottolinea una portavoce dell’esecutivo europeo. Si tratta di un’amministrazione “finalizzata al completamento della liquidazione del patrimonio del vettore” ha ricordato.

La reazione del Governo Meloni

L’esclusione di Ita dalle richieste di restituzione del prestito ponte ad Alitalia è la dimostrazione che siamo nel giusto e continueremo su questa strada. Le conclusioni della Commissione Ue erano attese e ampiamente previste“. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulle conclusioni della commissione europea su Alitalia. Una reazione, quella del titolare di Via XX Settembre, che però sembra sorvolare completamente sulla pessima figura a livello internazionale dello Stato italiano in tutta questa vicenda sempre più annosa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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