Consiglio dei ministri a Cutro, in Calabria, dove il 26 febbraio scorso si è verificato uno dei peggiori naufragi di migranti sulle coste italiane (72 le vittime accertate finora). La premier Meloni e il Cdm hanno varato un decreto legge che dà fino a 30 anni di galera agli scafisti. 

Dieci in tutto gli articoli, secondo le anticipazioni di agenzia. I punti salienti riguardano, come detto, il giro di vite sui trafficanti di vite umane. Così come il potenziamento dei centri rimpatri, con la nomina di un commissario in caso di necessità.

Una delle scritte polemiche contro il Cdm a Cutro lungo una strada calabrese nei pressi del paese dove è avvenuto il naufragio del 26 febbraio. Foto Ansa/Giuseppe Pipita

Scritte contro Piantedosi

Nelle normative di Cutro anche il fatto che il decreto flussi – che regola il numero di migranti che periodicamente l’Italia può accogliere – avrà cadenza triennale. Ma non basta. Si potenzia la sorveglianza in mare, coinvolgendo anche i comandanti di navi da guerra. L’arrivo del Governo a Cutro non sembra però scaldare il cuore dei calabresi. “Cutro non difende Piantedosi“, “Il Governo arriva i morti rimangono“, “Cutro e la Calabria come Siria e Pakistan abbandonati a se stessi“. Queste alcune scritte comparse all’alba sui muri che costeggiano la strada provinciale che da Crotone porta a Cutro.

Rabbia a Cutro e in Calabria

Il naufragio dei circa 200 migranti a poche decine di metri dalla spiaggia di Cutro ha destato profondo cordoglio in tutta la regione e a Crotone in particolare. Molte persone sono anche arrabbiate: “Quei poveri si potevano salvare” dicono. La Calabria salva a accoglie migliaia di naufraghi da vent’anni e non può accettare che i soccorsi non siano arrivati in tempo, domenica 26 febbraio. Se non per portare in salvo 80 persone: forse meno della metà di coloro che erano sul barcone.

A distanza di quasi due settimane, il mare continua a restituire cadaveri, anche di bambini, che sono circa 30 ormai, su 72 vittime accertate. E scoppia il problema del rimpatrio delle salme. I familiari dei morti si sono ribellati al progetto di seppellire temporaneamente i cadaveri al cimitero musulmano di Bologna: “Li vogliamo piangere nei nostri paesi d’origine, rimpatriate le bare“, chiedono con forza.

I parenti delle vittime del naufragio di Cutro hanno protestato contro la decisione del Governo di trasferire le salme al cimitero musulmano di Bologna a prescindere dalla volontà dei familiari. Foto Ansa/Giuseppe Pipita

I migranti continuano a sbarcare

Altri 180 migranti sono intanto giunti in Italia, questa volta a Lampedusa, in Sicilia. Le motovedette della Finanza e della Capitaneria hanno scortato fino all’isola i 4 barchini sui quali viaggiavano. Salgono così a 21, dalla mezzanotte dell’8 marzo, gli approdi registrati. Con un totale di 885 persone arrivate nell’arco di poche ore. Sulle ultime imbarcazioni, partite da Sfax in Tunisia, agganciate fra area SAR e acque antistanti a Lampedusa, c’erano anche 37 donne e 13 minorenni. Un barchino su 4 era composto da soli uomini. I migranti sarebbero tutti africani, originari di Ciad, Guinea, Mali, Senegal, Sudan, Burkina Faso, Gambia, Congo e Mali. Ovvero alcuni fra i paesi più poveri del mondo.

Cutro, i superstiti in Germania?

Per quanto riguarda i sopravvissuti del naufragio di Cutro, dopo la lettera di Giorgia Meloni alla Commissione Ue e relativa risposta, si fa viva la Germania. “Sono profondamente colpita dal terribile naufragio dell’imbarcazione al largo dell’Italia” ha detto la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser, al suo arrivo al Consiglio Affari interni a Bruxelles. “Sosterremo l’Italia nell’ambito del meccanismo di solidarietà per accogliere una parte dei superstiti in Germania, così come faranno altri Paesi“.