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USA: crescono rischi default e i dubbi del Congresso su Kiev

Il debito pubblico americano raggiunge il tetto massimo, mentre si indebolisce il fronte pro Ucraina

Raggiunto il limite del tetto del debito e non trovando ancora un accordo nel Congresso, gli USA rischiano entro il prossimo ottobre il default.

La montagna del debito statunitense difatti crescerà di 19mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Ovvero di tremila miliardi più di quanto finora previsto, gonfiato da maggiori costi degli interessi, ma anche di pensioni, salute per veterani e anziani, spesa militare, leggi di stimolo economico.

Bandiera degli Stati Uniti/ FOTO PIXABAY

Una lunga battaglia politica dunque si sta preparando a Capitol Hill tra Repubblicani e Democratici, per prevenire conseguenze economiche potenzialmente disastrose. Dove i Repubblicani, possedendo oggi la maggioranza alla Camera, sfrutteranno prevedibilmente l’asso nella manica del debito pubblico, per scendere a patti e indebolire l’amministrazione Biden. Che oggi deve affrontare inoltre le fronde più scetticiste e prudenti all’interno del proprio partito verso l’invio massiccio di armi a Kiev.

Il tetto del debito negli USA: i Repubblicani all’attacco in Congresso

Creato dal Congresso nel 1917, il limite del debito, stabilisce l’importo massimo del debito federale che il governo degli Stati Uniti può sostenere. E questo gennaio 2023 il debito nazionale USA ha raggiunto il tetto massimo di 31,4 trilioni di dollari. Il governo americano ha registrato un deficit medio di quasi $1 trilione di dollari ogni anno dal 2001, spendendo per decenni molto più denaro di quello che riceveva in tasse e altre entrate. E ogni qualvolta il Dipartimento del Tesoro spendeva l’importo massimo autorizzato sotto il tetto, è toccato al Congresso decidere di sospendere o aumentare il limite di prestito. Nei decenni riuscire a trovare un accordo fra le parti sul tetto, è stata una procedura abbastanza semplice. Dal 1960 ad oggi difatti, il Congresso ha aumentato il tetto settantotto volte, l’ultima volta nel 2021.

Ex presidente americano Obama e Joe Biden/ FOTO PIXABAY

Oggi però la forte polarizzazione della politica USA, l’attuale composizione del Congresso, dove i Repubblicani controllano la Camera, e la questione della guerra in Ucraina, pongono maggiori sfide per raggiungere un accordo sul limite del debito in tempo. I Repubblicani si oppongono all’approvazione di un aumento del tetto che non preveda anche tagli alla spesa pubblica. Quest’ultima lievitata esponenzialmente dal governo Obama. Un’eredità politica che i democratici però vogliono continuare a difendere. E questa spaccatura oggi preoccupa gli economisti che, dato l’attuale momento politico-economico globale, temono che il ritardo del Congresso possa contribuire a provocare delle riacutizzazioni della volatilità dei mercati finanziari. Ma il problema del debito non è l’unico ostacolo dell’amministrazione Biden. 

Sostegno militare a Kiev: il mercato nero e la corruzione

Mentre la guerra in Ucraina è entrata nel suo secondo anno, al Congresso aumentano le preoccupazioni ed è in calo il consenso nei due partiti circa il sostegno economico e militare a Kiev. Durante un’udienza del Comitato per le forze armate della Camera – che aveva lo scopo di discutere il monitoraggio delle armi di fabbricazione USA nelle mani degli ucraini- per la prima volta gli alti funzionari del Pentagono davanti al Congresso hanno faticato per avere supporto. Dove la principale preoccupazione dei Repubblicani oggi riguardo l’ingente numero di armi inviate, è che queste vengano contrabbandate nel mercato nero.

Armi americane/ FOTO PIXABAY

Nel Ministero della Difesa ucraino dopotutto non sono mancate negli ultimi mesi scandali e accuse di corruzione che hanno portato anche all’arresto di diversi funzionari e alle dimissioni di varie personalità ai vertici del governo Zelensky. Come quelle proprio del Ministro della difesa Reznikov. Ma il sostegno inizia a indebolirsi non solo da parte dei Repubblicani, anche tra le file dei democratici. Dove si sta formando una minoranza tra gli esponenti dell’ala più a sinistra, contrari a ogni tipo di guerra. Ma anche fra chi continua ad appoggiare pubblicamente l’intervento USA in Ucraina in realtà, iniziano a serpeggiare preoccupazioni per l’alto costo dell’invio di armi a Kiev.  La spada di Damocle sul Pentagono è che il consenso del Congresso possa affievolirsi mano a mano che la guerra dovesse continuare a trascinarsi.  

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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