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Virus molto aggressivo in Cina dopo l’addio alla politica ‘zero-Covid’

Allarme dell'Oms sulle terapie intensive sature. Pazienti a terra negli ospedali e file di bare nei crematori

La Cina è costretta ad affrontare una nuova potente ondata di Covid. Dalle metropoli alle zone rurali si assiste a un’impennata dei contagi, probabilmente sottostimati dalle autorità.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è detta “molto preoccupata” per l’ondata di contagi attuali in Cina. A destare allarme, riporta il Corriere della Sera, sono anche i numeri ufficiali della pandemia dichiarati da Pechino.

Casi Covid esplosi in Cina dopo che il paese ha abbandonato la sua politica "Zero Covid"
Un impiegato in tuta protettiva viene visto attraverso uno spioncino in un hotel di quarantena per passeggeri a Xiamen, provincia del Fujian, Cina, 22 dicembre 2022. Foto Ansa/Epa Mark. R. Cristino

I dati sul Covid

Cifre che sarebbero in realtà fasulle. E in particolare per ciò che riguarda i dati dei ricoveri in terapia intensiva. “La Cina dichiara numeri relativamente bassi di ricoveri in terapia intensiva. Ma da quello che sentiamo dire” tramite testimonianze, foto e video sui social cinesi, “le terapie intensive si stanno saturando“. Così Mike Ryan, direttore delle emergenze per l’Organizzazione mondiale della sanità. “Non vorrei dire che la Cina sta deliberatamente omettendo di informarci sulla situazione“, ha poi aggiunto il funzionario Oms. Pechino da parte sua minimizza e assicura di non aver registrato decessi dovuti al Covid-19 dopo aver modificato i criteri di conteggio.

L’Oms e la Cina

Dai giorni scorsi in Cina si considerano infatti decessi legati al Covid solo quelli direttamente riconducibili a insufficienza respiratoria causata dal Sars-CoV-2. Le autorità cinesi hanno dichiarato di aver registrato un totale di soli 7 morti, tutti nella capitale, da quando si è deciso di revocare la politica zero-Covid ed eliminare molte delle restrizioni in vigore.

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso della conferenza stampa settimanale a Ginevra, ha chiesto a Pechino informazioni dettagliate sulla gravità della situazione. “Per effettuare una valutazione completa del rischio, l’Oms ha bisogno di informazioni più dettagliate sulla gravità della situazione, malattia, ricoveri ospedalieri e unità di terapia intensiva“, ha dichiarato. Mike Ryan ha inoltre ribadito più volte la necessità di incrementare le vaccinazioni in Cina. “Diciamo da settimane che questo virus altamente contagioso è sempre stato molto difficile da arrestare completamente con le sole misure di salute pubblica e sociali. Dobbiamo davvero concentrarci sulla vaccinazione“.

La Cina appare senza un piano alternativo di fronte al dilagare della pandemia
Una protesta in Cina alla fine di novembre contro la politica ‘zero-Covid’ del Governo. Foto Ansa/Epa Mark R. Cristino

Panico a Shanghai

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sul profilo ufficiale WeChat (il Whatsapp cinese) dell’ospedale Deji di Shanghai si manifestano gravi preoccupazioni. “Siamo in una battaglia tragica, non abbiamo scelta, non possiamo ritirarci” si legge. L’ospedale della megalopoli valuta che sui 25 milioni di abitanti di Shanghai già 5,4 milioni siano stati contagiati dal Coronavirus in questa ondata. E prevede che entro fine anno il numero arriverà a 12 milioni.

Secondo il Corriere della Sera la Cina è alle prese con “file di bare nei crematori” e pazienti curati a terra negli ospedali. La stampa di Pechino scrive che il Governo e i dirigenti sanitari si aspettano tre ondate di Covid entro marzo 2023. Gli esperti prevedono il ritorno alla normalità in primavera. Quindi tre anni e mezzo dopo lo scoppio della pandemia nel paese (e da lì, poi, in tutto il mondo).

Cina, poche vaccinazioni

A complicare la lotta al Covid c’è il fatto che la Cina ha sì sviluppato ben 9 vaccini ma senza aggiornarli alla variante Omicron. Soprattutto c’è il fatto che la vaccinazione, per quanto la cosa possa sembrare sorprendente, è scarsamente diffusa nel paese. In primo luogo fra gli anziani, una delle categorie più a rischio. Secondo alcune stime non sarebbero più del 40% gli anziani vaccinati in Cina.

Il presidente Xi Jinping ha abbandonato la politica ‘zero-Covid’ agli inizi di dicembre, sull’onda delle crescenti proteste popolari per i rigidissimi divieti. Adesso però il paese sembra senza un piano alternativo. Dagli Usa si mette in guardia. Secondo il dipartimento di Stato c’è la possibilità che il Coronavirus muti ancora mentre si diffonde in Cina. E finisca quindi col diventare “una nuova minaccia per la popolazione mondiale“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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