Terzo giorno di serrata e sciopero in Iran contro il regime teocratico della Repubblica islamica. Badri Hossein Khamenei, sorella della Guida Suprema Ali Khamenei, ha pubblicato una lettera in cui si augura “presto la vittoria del popolo“.

Nella missiva si invoca “il rovesciamento di questa tirannia al potere“. Anche la figlia di Badri Khamenei, Farideh, ha sostenuto le proteste in corso e per questo motivo è in prigione Evin a Teheran. A pubblicare la lettera sul proprio account Twitter è il figlio di Badri Khamenei. La donna critica il fratello, la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, affermando che “il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l’Iran e gli iraniani. Il popolo dell’Iran merita libertà e prosperità e la loro insurrezione è legittima e necessaria per ottenere i loro diritti“. Il marito di Badri Khamenei, il predicatore Ali Moradkhani Tehrani, è morto alla fine dello scorso anno agli arresti domiciliari. Una situazione in cui si trovava per avere espresso critiche contro la Repubblica islamica degli ayatollah.

Badri Khamenei (dx), sorella dell’ayatollah Ali Khamenei (sx)si è apertamente schierata dalla parte delle donne e dei giovani che si stanno ribellando in tutto l’Iran

Martedì 7 dicembre è il terzo giorno di sciopero in Iran. I negozianti delle principali città del paese hanno abbassato le saracinesche in segno di protesta contro il regime e di solidarietà con i giovani e le donne che chiedono diritti e libertà. Sono ormai quasi 3 mesi che nel paese si svolgono manifestazioni, cortei e scontri con la polizia dopo la morte a settembre della giovane curda Mahsa Amini, di 22 anni. La polizia morale aveva arrestato la ragazza per “non aver correttamente indossato” il velo islamico obbligatorio per tutte le donne in Iran. Dopo tre giorni Mahsa Amini era morta mentre era ancora sotto custodia dello Stato.

Iran, sigilli ai negozi chiusi

È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e da quel momento la rivolta è esplosa in tutto l’Iran. Siamo adesso alla serrata dei commercianti e allo sciopero degli studenti. Per tutta risposta aumenta la repressione e la magistratura sta facendo sigillare negozi e aziende che aderiscono allo sciopero. La serrata però non si ferma. Si è estesa a 40 città iraniane, tra cui, ovviamente, la capitale Teheran. Il cui sindaco, Alireza Zakani, ha accusato gli studenti dell’Università Sharif che manifestano di essere dei “traditori“.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha incontrato alcuni studenti a Teheran nel Giorno dello Studente il 7 dicembre 2022. Foto Ansa/Epa

La Giornata dello studente

Gli studenti delle Università iraniane e di molte facoltà a Teheran hanno organizzato manifestazioni in concomitanza con la Giornata dello studente. Secondo il canale Student Trade Union Council, all’Università di Teheran gli studenti hanno subito un attacco da parte della polizia. Un giovane sarebbe stato “rapito dalle forze di sicurezza“. Tre studenti dell’Università Khwaja Nasiruddin Tusi, il Polo Tecnologico universitario della capitale dell’Iran, sono stati arrestati. Nel corso delle proteste i giovani scandiscono slogan come “gli studenti muoiono, ma non accetteranno umiliazioni“. E anche “siamo figli di lavoratori, saremo al loro fianco“.

Alcuni studenti hanno dichiarato di aver ricevuto sms sui telefonini con minacce se non avessero interrotto le proteste. Secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, almeno 586 studenti sono finiti agli arresti dall’inizio della rivolta in tutto il paese. In tutto gli arrestati nel paese sono circa 20mila e centinaia i morti. Il presidente della repubblica dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha visitato oggi 7 dicembre l’Università di Teheran. “Non c’è nessun problema nel protestare. La protesta è diversa dalla rivolta” ha dichiarato in occasione del Giorno dello Studente. Tuttavia, ha detto ancora “i veri dittatori sono gli studenti. Lo scontro continua e non ci sono segnali che possa attenuarsi.