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Ucraina, Kherson liberata. I russi si ritirano per riorganizzarsi?

La bandiera di Kiev sventola sulla piazza centrale della città assieme a quella dell'Unione europea

Le truppe dell’Ucraina sono entrate a Kherson, la grande città del sud finora occupata dagli invasori russi, strategica per l’accesso in direzione della Crimea. Le forze armate di Mosca si sono ritirate sulla riva sinistra del fiume Dnipro.

Circa 30mila soldati hanno così abbandonato la regione che fa capo a Kherson, secondo la Bbc, alle 5 del mattino. E hanno fatto saltare parte del ponte Antonovsky che porta alla riva sinistra del fiume. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksij Reznikov, ha confermato le prime notizie e i molti video diffusi sui social media che mostrano i soldati di Kiev a Kherson liberata dall’occupazione russa.

Foto Twitter @InnaSovsun

Mosca: “Kherson? No comment”

Nei filmati amatoriali che circolano in rete si vedono capannelli di persone che accorrono attorno ai soldati per festeggiare i liberatori. Il ritiro dei russi costituisce un’umiliazione per Mosca? A questa domanda, dell’inviato della Bbc, il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha risposto di “no“. “Ci sono un sacco di esperti diversi, alcuni dicono cosa lei ha detto, altri dicono altre cose” ha affermato Peskov. “Noi non vogliamo commentare nessuna di queste cose” ha concluso.

Biden e il dilemma Ucraina

Dall’altra parte del mondo arriva la voce del presidente americano, Joe Biden. Quello in Ucraina è un conflitto che “non finirà finché Putin non lascerà il paese” ha detto ai giornalisti prima di salire sull’Air Force One con destinazione la Cop27 a Sharm el Sheikh. L’Amministrazione statunitense, però, è divisa al suo interno secondo il New York Times. Parte del Governo vorrebbe premere su Kiev affinché cerchi la via diplomatica per mettere fine alla guerra e altri consiglieri che invece ritengono sia ancora troppo presto.

La commozione di una donna ucraina dopo l’arrivo dell’esercito di Kiev. Foto @EUFreeCitizen

Il ritiro da Kherson è una trappola?

Il capo di stato maggiore congiunto americano Mark Milley si è detto convinto che l’Ucraina abbia fatto sul terreno il possibile prima dall’inverno. E che adesso dovrebbe cercare di cementare l’avanzata al tavolo dei negoziati. Altri funzionari invece ritengono che né Kiev né Mosca siano pronte a trattare. Una pausa nei combattimenti, a loro avviso, finirebbe col consentire ai russi di riorganizzarsi. Il ritiro da Kherson è infatti una trappola? Le truppe della Federazione Russa approfitteranno per consolidarsi su altri fronti? Gli interrogativi sono aperti. Al di là del fatto che, dal punto di vista dell’Ucraina, si tratta di una “importante vittoria” scrive su Twitter il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba.

Da parte sua il ministero della Difesa russo afferma di aver completato il trasferimento delle sue truppe dalla riva destra alla riva sinistra del fiume Dnipro (Dnepr in russo). “Non è stato lasciato un solo pezzo di equipaggiamento militare né un’arma sulla riva destra. Tutto il personale militare russo ha attraversato” il fiume, “non sono state consentite perdite di personale, armi, equipaggiamento e materiale del gruppo russo“. Lo riporta la testata online Meduza. Per il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, l’obiettivo è quello di mostrare che le vite dei soldati sono risparmiate, dopo l’annuncio in diretta tv del 10 novembre. La regione di Kherson, afferma il Cremlino, rimarrà parte della Russia, nonostante la ritirata. Il che appare al momento un’evidente contraddizione in termini ma di certo i russi non si arrendono e continuano a bombardare.

Coscritti russi in Crimea benedetti da un sacerdote prima di partire per la guerra in Ucraina, il 9 novembre 2022. Foto Ansa/Epa Stringer

L’Ucraina sotto le bombe

Missili di Mosca hanno colpito il distretto di Beryslav nella regione di Kherson con l’artiglieria pesante provocando vittime. A riferirlo è la polizia regionale ucraina, citata da Ukrinform. “Il nemico ha bombardato il distretto di Beryslav con l’artiglieria pesante. Villaggi pacifici sono finiti sotto il fuoco nemico. Ci sono vittime” ed “edifici residenziali danneggiati” insieme a veicoli, negozi e altre strutture, ha riferito la polizia. L’esercito russo avrebbe inoltre colpito due volte il villaggio di Novooleksandrivka, nel Donbass, con i mortai, danneggiando case private, un asilo e un liceo, senza provocare vittime.

Bombardamenti anche a Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina: un edificio sarebbe stato colpito e ci sarebbero 5 vittime. In un tweet, citato anche dal Guardian, il sindaco Alexander Senkevich ha segnalato “distruzione dal quinto al primo piano” dell’edificio. I raid su Mykolaivsono la risposta cinica dello Stato terrorista ai nostri successi sul fronte. Un attacco a un edificio residenziale di 5 piani: distrutti dal quinto al primo piano. Sfortunatamente ci sono morti e feriti. Le operazioni di soccorso sono in corso.”

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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