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Facebook, licenziate 11mila persone. Zuckerberg: “Mi assumo la responsabilità”

Le Big Tech sono in crisi nera. Dopo Twitter anche Meta taglia i posti di lavoro. Amazon congela le assunzioni

Licenziamenti di massa a Facebook, Instagram e WhatsApp. Meta, la holding alle spalle dei social network più famosi, ha annunciato l’entità dei tagli alla sua forza lavoro. Il piano di uscite comporta il taglio del 13% dei dipendenti, ovvero oltre 11.000 persone.

Si tratta di uno dei più grandi licenziamenti tecnologici di quest’anno. Facebook lotta contro l’impennata dei costi e la debolezza del mercato pubblicitario. Ma anche contro il fatto che soffre la concorrenza; per la prima volta da vent’anni decresce; i mega investimenti per lo sviluppo del Metaverso non sembrano andare del tutto a buon fine.

Foto Ansa/Epa John G. Mabanglo

L’attesa era alta, riportava alla vigilia dell’ufficializzazione dei tagli il Wall Street Journal. E che sarebbero arrivati presto i numeri lo aveva direttamente confermato il fondatore Mark Zuckerberg a centinaia di dirigenti. La mossa conferma l’incertezza per un settore che, da Twitter in giù, sta mettendo pesantemente mano ai suoi organici. Un ambiente che dopo il boom della pandemia (quando il lavoro da remoto e la costrizione in casa hanno fatto esplodere la fruizione del digitale) sta ricorrendo alla più antica delle ricette. Licenziare senza pietà per tagliare subito i costi vivi dell’azienda.

Facebook, licenziare non basta

Solitamente, però, se un’impresa accanto al taglio dei costi non imbastisce una strategia di crescita vincente il rischio è quello di un avvitamento dal quale poi è difficile riprendersi. Nel caso di Facebook, il calo dei fatturati, senza precedenti, si somma ad altri problemi. Ovvero la concorrenza agguerrita dei cinesi di TikTok, la difficoltà, come detto, a sfondare nel Metaverso e persino alcuni cambi alle regole dei sistemi iOs che hanno spuntato gli introiti dai servizi pubblicitari. Zuckerberg – racconta il Wall Street Journal – è apparso colpito nell’umore nella riunione di martedì scorso e si è preso la responsabilità dei passi falsi della società.

Primo Festival del Metaverso in Italia organizzato a ottobre da ANGI Associazione Nazionale Giovani Innovatori presso le OGR – Officine Grandi Riparazioni a Torino. Foto Ansa/Tino Romano

La lettera di Zuckerberg

Incluso un eccesso di ottimismo che l’ha portato a sovrastimare la crescita di Facebook. E quindi a far ingigantire troppo il suo organico. “Oggi condivido alcuni dei cambiamenti più difficili che abbiamo fatto nella storia di Meta“, ha poi scritto nel messaggio ai dipendenti che ha accompagnato l’annuncio ufficiale. “Ho deciso di ridurre le dimensioni del nostro team di circa il 13% e di separarmi da 11.000 dei nostri talentuosi dipendenti.” “Voglio assumermi la responsabilità di queste decisioni e di come siamo arrivati a questo punto. So che è difficile per tutti e sono particolarmente dispiaciuto per le persone colpite.”

Meta, che alla fine di settembre contava circa 87mila dipendenti in tutto il mondo, ha riportato una performance finanziaria deludente nel terzo trimestre. Con un forte calo dei ricavi e degli utili e una stagnazione del numero di utenti. Adesso i dipendenti di Facebook che hanno perso il lavoro negli Stati Uniti riceveranno 16 settimane di stipendio base. E 2 settimane aggiuntive di stipendio per ogni anno di servizio. L’azienda coprirà la loro assicurazione sanitaria per 6 mesi.

Foto Facebook Meta

I licenziamenti di Facebook seguono altri tagli già avvenuti nel settore tecnologico. La scorsa settimana due aziende della Silicon Valley, Stripe e Lyft, hanno annunciato licenziamenti su larga scala, mentre Amazon ha congelato le assunzioni. Twitter, che Elon Musk ha appena acquisito ha immediatamente licenziato circa la metà dei suoi 7.500 dipendenti. A Wall Street, dove l’annuncio di Meta era ampiamente atteso, il titolo della società è salito di poco più del 4% nelle contrattazioni pre-mercato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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