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Licenziamenti di massa a Twitter, i dipendenti contro Elon Musk

Class action contro l'uomo più ricco del mondo, reo di aver licenziato migliaia di persone via mail e senza preavviso

Per Twitter, con l’inizio dell’era di Elon Musk, parte il brutale licenziamento di massa di metà dei 7.500 dipendenti dell’azienda. I quali però rispondono con una class action. 

Pochi giorni dopo l’acquisizione della piattaforma per 44 miliardi di dollari, e dopo il siluramento dei top manager, l’uomo più ricco del mondo passa all’attacco. Lo scrive il New York Times, che ha visionato una copia della mail inviata ai dipendenti.

Foto Ansa

Il messaggio ordina loro di andare a casa e di non tornare in ufficio venerdì 4 novembre mentre l’azienda procede con i tagli. La reazione degli ex lavoratori di Twitter è stata immediata: al via la class action – cioè una causa collettiva di massa – contro il colosso che non ha dato il giusto preavviso. L’email, proveniente da un indirizzo generico sotto la firma di Twitter, non parlava del numero totale di licenziamenti.

Twitter, class action dei dipendenti

Nel tentativo di porre Twitter su un percorso salutare, attraverseremo il difficile processo di riduzione della nostra forza lavoro globale“, è scritto. “Riconosciamo che ciò avrà un impatto su un certo numero di persone che hanno dato un prezioso contributo a Twitter, ma questa azione è purtroppo necessaria per garantire il successo dell’azienda in futuro“. Dopo aver ricevuto l’email un gruppo di ex dipendenti di Twitter ha presentato una class action al tribunale di San Francisco contro l’azienda di Elon Musk.

Foto Ansa/Epa Justin Lane

Cacciati fuori dai propri account

Gli ex dipendenti accusano il colosso di non aver ricevuto il preavviso di 60 giorni stabilito dalla legge e di aver appreso del loro licenziamento poche ore prima. Ossia quando hanno trovato i loro account Twitter bloccati. Lo riportano i media americani. In una comunicazione interna inviata ieri la compagnia di San Francisco avvertiva i dipendenti che avrebbero ricevuto un’email in caso di licenziamento. Ma molti impiegati hanno cominciato a condividere sui social media di non poter più accedere ai loro account, scoprendo di essere stati cacciati.

Foto Ansa/Epa Arthur Dong

L’era Elon Musk nell’universo Twitter è iniziata non con poche polemiche. Questa decisione di licenziare metà dei dipendenti insieme ai manager è stata una delle tante scelte finite nel mirino dei più critici, come quella di aumentare a 8 dollari al mese il prezzo del servizio Twitter blue, una serie di servizi premium della piattaforma. Iniziativa che ha provocato anche la reazione ironica di Ankara.

Twitter, Musk e la Turchia

Dopo l’annuncio nei giorni scorsi, infatti, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato l’avvio di negoziati con il nuovo proprietario di Twitter. “Per noi potrebbe essere diverso“, aveva detto Erdogan durante un’intervista televisiva, come riporta Anadolu, aggiungendo con fare scherzoso che potrebbe anche condurre con lui attività a livello diplomatico. Nel 2017, Elon Musk si era recato ad Ankara per incontrare Erdogan e discutere su come lavorare assieme per la produzione di un’auto elettrica turca. L’idea di una collaborazione nel settore automobilistico è stata successivamente accantonata e la Turchia ha lavorato autonomamente per la produzione di un veicolo elettrico che è stato presentato in questi giorni. Ankara è comunque impegnata in una collaborazione con l’azienda aerospaziale di Musk, la Space X, grazie alla quale la Turchia nel 2021 ha lanciato nello spazio due satelliti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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