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Usa, elezioni di Midterm: i repubblicani vincono ma non sfondano

Trump all'attacco: "Brogli". Fra i nuovi governatori dem prima donna gay in Massachussetts. Al Congresso il primo Post-Millennnials

Contrariamente alle previsioni, le elezioni di Midterm (metà mandato presidenziale) negli Usa non consacrano il trionfo dell’opposizione repubblicana a Joe Biden.     

A poche ore dalla chiusura dei seggi per le elezioni, i repubblicani avanzano lentamente verso la conquista della Camera dei rappresentanti. Ma al Senato i risultati restano in bilico. Ci sono sfide ancora testa a testa – too close to call – come quelle in Pennsylvania tra il vice governatore democratico John Fetterman e il chirurgo trumpiano Mehmet Oz.

Foto Ansa/Epa Etienne Laurent

In Georgia si battono fino all’ultimo suffragio il reverendo democratico Rafael Warnock e l’ex campione di football Herschel Walker. In sostanza, in queste elezioni a metà del mandato di Joe Biden non sembra materializzarsi quell’ondata rossa (il colore dell’elefantino repubblicano) in cui sperava il Grand Old Party. E i democratici sembrano aver evitato almeno la catastrofe. Secondo gli ultimi dati, il partito dell’Elefante ha strappato agli avversari 6 seggi alla Camera, mentre in Senato è parità.

Elezioni, tensione alle stelle

La tensione negli Stati Uniti resta alta. Anzi, se possibile, si sta inasprendo perché i repubblicani, e soprattutto Donald Trump – sul punto di annunciare la sua ricandidatura alla presidenza per le elezioni del 2024 – gridano ai brogli. Si teme, sottolinea Claudio Salvalaggio dell’Ansa, che occorrano diversi giorni per avere i risultati finali delle elezioni di Midterm. Mentre incombe il rischio di un nuovo caos nel paese. A sollevare i primi sospetti è stato appunto Trump dopo una serie di problemi tecnici verificatisi in due stati in bilico, Arizona e Michigan.

Donald e Melania Trump al voto. Foto Ansa/Epa CristobaI Herrera-Ulashkevich

Sta accadendo la stessa cosa che successe nel 2020 con i brogli elettorali?“, ha chiesto sul suo social Truth, puntando il dito contro le disfunzioni a Detroit e nella contea di Maricopa. Lì le autorità hanno respinto un ricorso del Grand Old Party per posticipare la chiusura delle elezioni. Il tycoon attende comunque di misurare la sua presa sul partito con le vittorie dei suoi candidati. In alcuni duelli gli è andata bene. Come con il finanziere-scrittore J.D. Vance, salito alle cronache per il suo libro divenuto poi un film su Netflix. Ma in Pennsylvanya gli è andata parecchio male, con la sconfitta del suo alleato negazionista Doug Mastriano. Lo ha sconfitto il procuratore democratico Josh Shapiro nella corsa a governatore.

Democratici acciaccati ma non troppo

Il partito dell’Asinello (i democratici) vince la gara per il governatore anche nei feudi della California con Gavin Newsom, come previsto, e di New York con Kathy Hochul. La perde però in Georgia con Stacey Abrams, sconfitta per la seconda volta da Brian Kemp. Quest’ultimo però è un repubblicano ostile a Trump. Un flop in serie che si aggiunge a quello di Beto O’Rourke nella corsa in Texas per il Senato, terza débacle consecutiva in 4 anni. Tanti i primati di queste elezioni: tra gli altri la dem Maura Healey, prima donna e prima candidata apertamente gay ad essere eletta governatrice del Massachusetts. Il dem Wes Moore primo governatore afroamericano del Maryland. Così come il 25enne Maxwell Alejandro Frost: primo membro della generazione Z (Post-Millennials) a ottenere un posto al Congresso, eletto in Florida. Tutti del partito democratico.

Maxwell Alejandro Frost, 25 anni, primo post-millennials eletto al Congresso. Foto Twitter @MaxwellFrostFL

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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