Twitter è di Elon Musk che ha ufficialmente acquistato il social media. Musk, proprietario di Tesla e SpaceX e considerato l’uomo più ricco al mondo, ha chiuso l’accordo da 44 miliardi di dollari che si trascinava irrisolto da fine aprile.

La formalizzazione di quella che è un’acquisizione a una cifra da record è avvenuta il 27 ottobre. Primo provvedimento di Musk? Il licenziamento immediato di diversi dirigenti dell’azienda. A partire dai vertici. Ne fanno le spese l’amministratore delegato, Parag Agrawal, il direttore finanziario Ned Segal, il consigliere generale Sean Edgett e Vijaya Gadde. Quest’ultima, avvocatessa, era a capo del team legale di Twitter, nonché della divisone trust and safety, che, come sottolinea ilPost.it, si occupa di prendere decisioni rispetto alla moderazione dei contenuti sulla piattaforma, alla disinformazione, all’hate speech (i messaggi di odio) e alle molestie.

Foto Twitter @elonmusk

Musk ha poi cambiato la propria biografia sull’app in Chief Twit. Nel suo primo tweet dopo l’acquisizione ha scritto “the bird is freed” (l’uccello è stato liberato), in riferimento al simbolo del social network, un uccellino. Il 27 ottobre Elon Musk si è presentato di persona nella sede di Twitter con un lavandino di ceramica in mano, apparentemente soltanto per fare un gioco di parole con l’espressione in inglese let that sink in, traducibile con “pensateci un attimo” o “digerite questa notizia“, ma che letteralmente significa anche “fate entrare quel lavandino.”

Il taglio dei posti di lavoro

Cosa succederà adesso a Twitter? Il social media più amato dalle élite subirà una rivoluzione senza precedenti? Sembra ancora presto per dirlo ma qualche indizio non manca. Musk in realtà non ha parlato con chiarezza finora. Un mese fa aveva detto di voler trasformare Twitter in una “super-app” per ampliare le funzionalità del social media sulla scorta del modello della cinese WeChat. Di una settimana fa, invece, la notizia del Washington Post che ha svelato come la forza lavoro di Twitter sarà drasticamente ridotta nei prossimi mesi.

La sede centrale di Twitter a San Francisco, Usa. Foto Ansa/Epa John G. Mabanglo

Fonti citate dal quotidiano sostengono che Musk avrebbe detto ai papabili investitori che l’accordo per acquistare la società che cinguetta prevede il taglio del 75% dei 7.500 lavoratori di Twitter. Riduzioni pesanti sarebbero quasi certamente avvenute anche nel caso in cui l’uomo più ricco del mondo non avesse completato l’acquisizione. Cosa che invece è avvenuta. E malgrado che il processo che Musk sta affrontando per aver in un primo momento ritirato l’iniziale offerta di acquisto da 44 miliardi di dollari, e con l’accusa di essere venuto meno ai patti della scorsa primavera.

Musk e i contenuti di Twitter

Al momento, Twitter impiega oltre 7.500 persone, conta più di 200 milioni di utenti e l’anno scorso ha registrato un fatturato di 5,08 miliardi di dollari. Tuttavia, sottolinea ilPost.it, negli ultimi anni ha avuto problemi a trovare nuove fonti di reddito. Elon Musk ha annunciato di voler fare cambiamenti radicali per invertire questa rotta. Al centro vi sarebbe la moderazione dei contenuti di Twitter. Il nuovo padrone del social media è un “assolutista della libertà d’espressione“. Lo scorso maggio aveva detto di voler riportare l’ex presidente americano Donald Trump sulla piattaforma. Trump aveva dovuto subire la rimozione da Twitter in seguito ad alcuni suoi tweet che legittimavano l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021.

Trump, sotto accusa da parte della Commissione parlamentare per l’assalto dei suoi sostenitori al Congresso, potrebbe presto tornare su Twitter. Foto Ansa/Epa Alex Wong

Twitter e le elezioni

L’approccio di Musk alla libertà d’espressione su Twitter potrebbe esacerbare i suoi problemi con i contenuti tossici e la disinformazione” hanno scritto Kate Conger e Lauren Hirsch sul New York Times. “I primi test in questo senso arriveranno tra pochi giorni, quando il Brasile eleggerà il suo presidente (il 30 ottobre, ndr.) e gli elettori americani andranno alle urne l’8 novembre per le elezioni di metà mandato.