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Elon Musk stacca i satelliti all’Ucraina? “Non posso pagare sempre io”

Il magnate chiede al Pentagono di finanziare Starlink dopo che il suo 'piano di pace' via Twitter gli ha attirato una rottura con Zelensky e pubblici insulti

Ucraina addio: Elon Musk avvisa che non è più in grado di sostenere i costi della cruciale rete di comunicazione garantita dai circa 20mila terminali satellitari Starlink donati al paese invaso dai russi.

Lo scorso settembre l’uomo più ricco del mondo ha avvisato con una lettera il Pentagono che potrebbe mettere fine al servizio. E ciò avverrà se il ministero della Difesa statunitense non si farà carico degli oneri per decine di milioni di dollari al mese. Lo riporta la Cnn. L’imprenditore miliardario ha fatto sapere che finora la sua azienda aerospaziale, SpaceX, ha speso 80 milioni di dollari. E che i costi potrebbero superare i 120 milioni entro fine anno e i 400 nei successivi 12 mesi.

Foto Ansa/Epa Aexander Becher

Non siamo nella posizione di donare altri terminali all’Ucraina o di finanziare i terminali esistenti per un indefinito periodo di tempo“, ha scritto al Pentagono il direttore di SpaceX per le vendite governative. Secondo una rivelazione della Cnn, nello scorso mese di luglio il comandante generale dell’esercito ucraino, il generale, Valerii Zaluzhniy, aveva richiesto a Musk circa altri 8mila terminali Starlink. Si tratta di una strumentazione sofisticatissima che per l’Ucraina in guerra contro la Russia riveste un’importanza cruciale. I terminali di Elon Musk sono infatti una fonte vitale di informazioni per le truppe di Kiev.

Musk e Zelensky, è rottura

Consentono loro di combattere e di restare collegate anche quanto i network per i cellulari e internet vanno distrutti nel corso dei combattimenti contro i russi. Di recente, tuttavia, sono circolate notizie, non smentite da Elon Musk, di blackout accaduti durante il servizio dei terminali Starlink. Ma anche di perdite di comunicazione satellitare. Tutti fattori che hanno scatenato delle conseguenze pesanti per i soldati sulla prima linea del fronte. Addirittura in alcuni casi ne avrebbe risentito il proseguimento stesso delle controffensive per riconquistare i territori che i russi occupano da mesi.

Volodymyr Zelensky. Foto Ansa/Epa Ukrainian Presidential Press

I rapporti fra gli esponenti del Governo che fa capo a Volodymyr Zelensky e lo stesso Elon Musk si stanno facendo tesi. Se all’inizio della guerra le profferte di aiuto da parte del magnate americano avevano suscitato un autentico entusiasmo da part di Kiev, nei giorni scorsi la situazione è precipitata. Musk aveva lanciato una controversa proposta di pace, anche con messaggi su Twitter – il social network che vorrebbe acquistare – con l’indicazione che l’Ucraina cedesse la Crimea. E che si ripetessero i referendum di annessione a Mosca nelle regioni orientali e meridionali ma questa volta sotto l’egida dell’Onu. Una proposta che il Cremlino ha accolto con favore. E che invece Zelensky rifiuta categoricamente. Tanto da arrivare a chiedere al magnate americano da che parte stia davvero. Musk aveva risposto che sostiene ancora molto Kiev ma teme una escalation della guerra.

L’ambasciatore ucraino in Germania insulta Musk che su Twitter aveva presentato il suo ‘piano di pace’. Foto Twitter @suzseddon

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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