È Lorenzo Fontana il nuovo presidente della Camera dei deputati. Al quarto scrutinio, quando era sufficiente la maggioranza assoluta, quindi 201 voti, il vice di Matteo Salvini ha formalmente preso la guida di Montecitorio.

A Fontana sono andati 222 suffragi nel segreto dell’urna, 77 a Cecilia Guerra del PD, 52 a Cafiero De Raho del M5S e 22 a Matteo Richetti del Terzo Polo. Gli applausi al nuovo presidente della Camera del deputati sono partiti soltanto dagli scranni del Centrodestra. Il nome di Fontana, al centro di polemiche negli anni scorsi per presunte posizioni filo Putin, contro l’aborto e i diritti della comunità Lgbt, è risultato particolarmente divisivo per le opposizioni. Fontana, vicesegretario della Lega ed ex ministro, è stato votato anche da Forza Italia che ha così ‘sanato’ la ferita del caso La Russa al Senato. Il PD ha proposto il nome di Cecilia Guerra anche alle altre opposizioni. Azione ha puntato sul suo presidente, Matteo Richetti.

Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Il Movimento Cinque Stelle ha scelto Cafiero de Raho. Le opposizioni sono dunque andate in ordine sparso. Appena iniziata la quarta votazione per eleggere il presidente della Camera, i deputati del PD Rachele Scarpa, Sara Ferrari e Alessandro Zan hanno esposto un grande striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin“. Il riferimento era al poi eletto presidente Lorenzo Fontana. Il presidente provvisorio della Camera, Ettore Rosato, ha fatto rimuovere lo striscione.

Fontana dopo il caso La Russa

Onorevoli colleghi, è con forte gratitudine e grande commozione che mi rivolgo per la fiducia. Ringrazio chi mi ha votato e chi no. Sarà mio onore dirigere il parlamento” le prime parole del neo presidente Fontana. “La Camera rappresenta le diverse volontà dei cittadini. La nostra è una nazione multiforme con diverse realtà storiche e territoriali che l’hanno formata e l’hanno fatta grande. La grandezza dell’Italia è la diversità. Interesse dell’Italia è sublimare le diversità“.

Le opposizioni appaiono in crisi. Per evitare che si potesse ripetere un secondo caso La Russa hanno deciso di abbandonare l’opzione della scheda bianca e di scrivere invece il nome di un proprio candidato di bandiera. Il PD, dopo una riunione del gruppo con il segretario Enrico Letta, ha votato per Cecilia Guerra. Accuse e veleni reciproci restano fra PD, Terzo Polo e M5S.

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Al Senato La Russa è stato eletto grazie a una ventina di voti dell’opposizione. Per individuare i “traditori” che hanno contribuito, con la segretezza del voto, a eleggere la seconda carica dello Stato, sostituendo i voti mancanti dei senatori di Forza Italia, si è scatenata la bagarre. Il Terzo Polo, finito sul banco degli imputati, alla Camera ha votato per Matteo Richetti. Anche il Movimento Cinque Stelle ha scelto un proprio nome. I pentastellati, riunitisi con il leader Giuseppe Conte, hanno deciso per l’ex procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho.

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