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Biodiversità sulla Terra, il Wwf: “Animali diminuiti del 69%”

Nell'ultimo mezzo secolo l'uomo ha distrutto la natura. La vita resterà sulla Terra, ma forse non più quella umana

Allarme del Wwf circa lo stato della natura sul nostro pianeta. I dati del Living Planet Report 2022 mostrano come le popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci siano calate in media del 69% dal 1970. In America Latina e nei Caraibi la perdita di fauna selvatica ha raggiunto il 94%. Se non cambiamo le nostre società e i nostri sistemi economici e finanziari potremmo non sopravvivere.  

Il Living Planet Report (LPR) 2022 del Wwf monitora quasi 32mila popolazioni di 5.230 specie di vertebrati. L’organizzazione ambientalista, diffusa in tutto il mondo, lancia un appello per la COP15 del prossimo dicembre: “Ci aspettiamo un ambizioso accordo” in grado di invertire la perdita di biodiversità. La COP15 è la Conferenza dell’ONU sulla biodiversità planetaria e si svolgerà a Montreal, in Canada, dal 7 al 19 dicembre. “Una doppia emergenza, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, minaccia il benessere delle generazioni attuali e future“, dichiara il direttore generale del Wwf, Marco Lambertini.

Foto Ansa/Wwf Robert Delf

Wwf: “I danni dell’Antropocene

Il Rapporto del Wwf, presentato a Roma giovedì 13 ottobre, fornisce un quadro chiaro dello stato di salute delle popolazioni di vertebrati in tutto il mondo. Un quadro che si può utilizzare per misurare la salute generale dell’ecosistema mondo. La natura lo sta ormai mostrando da anni: viviamo in pieno “Antropocene“, l’era in cui le attività umane stanno spingendo al limite i sistemi naturali che sostengono la vita sulla Terra, inclusa la vita degli esseri umani. L’edizione 2022 del Living Planet Report si focalizza sulla stretta relazione tra perdita di natura e crisi climatica. E indica i cambiamenti globali che occorrerebbe attuare al più presto possibile per garantire un futuro all’umanità.

Nell’edizione di quest’anno il Living Planet Index analizza quasi 32mila popolazioni di oltre 5mila specie. Con più di 838 nuove specie e poco più 11mila nuove popolazioni aggiunte rispetto al precedente rapporto. I dati mostrano un calo medio del 69% dell’abbondanza delle popolazioni di specie di vertebrati. Vale a dire di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci. Il tutto in un arco temporale di cinquant’anni, inferiore al tempo medio di una vita umana in un paese occidentale.

Papua Nuova Guinea. Foto Ansa/Wwf Jurgen Freund

Fiumi e laghi ‘desertificati’

Le popolazioni monitorate in America Latina e nella regione dei Caraibi hanno mostrato trend di sparizione ancora più allarmanti. Il Rapporto del Wwf registra un calo medio del 94% dal 1970. Nello stesso periodo, le popolazioni monitorate in Africa sono diminuite del 66%, mentre quelle in Asia-Pacifico sono diminuite del 55%. In Nord America, le popolazioni di vertebrati che i ricercatori hanno preso in considerazione sono diminuite del 20%. Mentre l’Europa e l’Asia centrale hanno registrato un calo del 18%. Tra i gruppi animali analizzati, le specie d’acqua dolce mostrano il calo più marcato, con un declino medio dell’83%.

Energia, acqua, suolo

Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione e la nostra sicurezza. Tutte le attività economiche umane dipendono dai servizi che ci offre la natura. Tuttavia, la natura e la biodiversità stanno progressivamente scomparendo a una velocità molo preoccupante.

Foto Ansa/Wwf Edward Parker

E questo a causa della nostra domanda crescente di energia, acqua e suolo. A oggi, tra l’1 e il 2,5% delle specie di uccelli, mammiferi, anfibi, rettili e pesci si è già estinto, si sostiene nel Living Planet Report del Wwf. L’abbondanza delle popolazioni e la loro diversità genetica sono diminuite drasticamente. Due terzi degli oceani e tre quarti delle terre emerse sono alterati in maniera significativa dall’azione umana. Le temperature medie della Terra sono già aumentate di 1,2 gradi centigradi dai tempi preindustriali, 200 anni fa. È la prima volta nella storia della Terra che una singola specie, Homo sapiens, la nostra, esercita un impatto così forte sull’intero pianeta.

Il monito del Wwf

Le ricadute delle nostre azioni sono su noi stessi” avverte il Wwf. Lo storico riconoscimento dello scorso luglio da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del diritto dell’umanità a un ambiente sano, rafforza la convinzione che la crisi del clima, la perdita della natura, l’inquinamento e le pandemie siano crisi che riguardano i diritti umani. “Dobbiamo apportare cambiamenti a livello di sistema” sostiene il Wwf. “Nel modo in cui produciamo e consumiamo, nella tecnologia che utilizziamo e nei nostri sistemi economici e finanziari.

Foto Ansa/Wwf Cat Holloway

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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