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Ucraina nel terrore: allarme e sirene a Kiev, bombe russe su Zaporizhzhia

Nuovi bombardamenti su case, scuole e ospedali. Decine di vittime e feriti per gli attacchi del 10 ottobre

Dopo le decine di missili e droni lanciati sull’Ucraina il 10 ottobre, oggi 11 ottobre i russi hanno attaccato di nuovo, nella notte, la città di Zaporizhzhia, colpendo scuole, ospedali e case. Zaporizhzhia è stata già bombardata sia il 9 ottobre che la notte fra il 9 e 10 ottobre. Fra le vittime dei precedenti bombardamenti ci sono anche bambini.

Le sirene antiaeree sono tornate a risuonare al mattino dell’11 ottobre a Kiev e in tutta l’Ucraina. Almeno le 15 esplosioni che hanno scosso la città di Zaporizhzhia, ha reso noto in un tweet la viceministra degli Esteri ucraina, Emine Dzheppar.

Foto Twitter @EmineDzheppar

La quale ha sottolineato che il nemico ha preso di mira “un istituto scolastico, un istituto medico ed edifici residenziali“. E si ha notizia di una vittima. Secondo il portale ucraino di notizie Strana, il Servizio di emergenza di Kiev ha diramato messaggi in cui si legge che esplosioni sono altamente probabili durante il giorno. Le autorità invitano i cittadini a rimanere nei rifugi e a non ignorare gli allarmi antiaerei.

Citando l’agenzia TSN, la russa Tass riferisce che in Ucraina si sono udite esplosioni nella regione di Kiev e nelle città di Rivne (all’Ovest) e Kryvyi Rih (al Sud), il centro urbano di cui è originario il presidente Volodymyr Zelensky. Nell’area di Kiev, la capitale, le forze armate hanno attivato i sistemi di difesa aerea. I morti sono sempre più numerosi. È salito ad almeno 19 vittime e 105 feriti il bilancio degli attacchi missilistici che i russi hanno sferrato il 10 ottobre in tutta l’Ucraina. Lo riporta il Kyiv Independent.

Ucraina, vertice del G7

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha chiesto al mondo la condanna della Russia, il sostegno militare al suo paese e l’intervento politico ai suoi alleati occidentali. Per fermare “il terrorismo” di Vladimir Putin servono più armi, argomenta Zelensky, più sistemi di difesa aerea. Ma soprattutto quei missili terra-terra Atacms che gli Stati Uniti tentennano a inviare. Martedì 11 ottobre si terrà una riunione urgente del G7 in videoconferenza, a partire dalle ore 14, cui parteciperà lo stesso presidente ucraino.

Joe Biden. Foto Ansa/Epa Ting Shen

Colloquio Zelensky-Biden

Dopo aver ricevuto di persona, il 10 ottobre, l’ambasciatrice Usa a Kiev, Bridget Brink, a Zelensky sono arrivate anche le rassicurazioni di Joe Biden. “Resteremo al fianco dell’Ucraina – ha detto – finché servirà. Forniremo alle forze di Kiev il supporto necessario a difendere il loro paese e la loro libertà“. In serata Zelensky e Biden si sono anche sentiti per telefono. Il leader dell’Ucraina ha spiegato che “la difesa aerea è attualmente la priorità numero uno“. Il presidente americano ha risposto promettendo la fornitura di “sistemi avanzati di difesa aerea.

Secondo il Washington Post gli ultimi attacchi russi alle città e alle infrastrutture ucraine, con le conseguenti vittime civili, potrebbero dare una nuova spinta anche alla richiesta di Kiev di armi a più lungo raggio. Un appello fin qui caduto nel vuoto, con l’amministrazione Biden che si è opposta a consegnare i tanto richiesti Atacms, Army Tactical Missile System, progettati per colpire fino a 300 chilometri di distanza: quattro volte la gittata dei missili lanciati dagli Himars, già forniti dagli Usa alle forze ucraine.

Distruzioni dopo i bombardamenti russi sull’Ucraina, il 10 ottobre. Foto Ansa/Twitter MFA of Ukraine

Incubo escalation nucleare

Il rifiuto della Casa Bianca era motivato finora dalla necessità di evitare un’escalation della guerra. Mosca ha già messo in guardia di ritenere l’eventuale fornitura di missili Atacms una “linea rossa” con la quale Washington entrerebbe di fatto nel conflitto. A quel punto non si sa cosa può accadere: anche l’utilizzo di armi atomiche da parte di Mosca.

Alla luce degli attacchi sferrati nelle ultime ore da Putin non è chiaro se la Casa Bianca rivedrà la sua posizione, sottolinea ancora il Washington Post. Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha affermato che Mosca ha notato “con rammarico l’assistenza su larga scala a Kiev.” Secondo Ryabkov un crescente numero di paesi occidentali” è coinvolto nel conflitto “dalla parte del regime di Kiev“. E ciò avviene perché esisterebbe “l’addestramento del personale delle formazioni armate dell’Ucraina sul territorio dei paesi dell’alleanza.” Ma anche “la fornitura di intelligence, immagini satellitari in tempo reale, fino alla determinazione degli obiettivi per gli attacchi di artiglieria e alla pianificazione delle operazioni delle forze armate ucraine.

Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov all’ONU. Foto Ansa/Epa Justin Lane

L’ONU e l’Ucraina

All’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’Occidente prova ad accrescere il grado di isolamento internazionale della Russia. In queste ore si è proceduto con un voto su una risoluzione promossa da Stati Uniti e Unione europea riguardo ai territori ucraini che Mosca ha annesso unilateralmente. La richiesta russa di procedere con voto segreto non è passata, anche a causa dell’astensione della Cina e del parere contrario dell’India. Pechino, così come Nuova Delhi, si mostra del resto sempre più insofferente nei confronti degli azzardi di Vladimir Putin in Ucraina. La Cina, in particolare, torna a invocare una de-escalation nel conflitto e il dialogo tra le parti.

Putin incontra Erdogan

Per ciò che riguarda la Turchia, il Governo di Ankara fa sapere che il presidente Recep Tayyp Erdogan incontrerà Putin il 12 ottobre ad Astana, la capitale del Kazakistan. Ciò conferma quanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva detto il 10 ottobre. Ossia che un incontro tra Putin ed Erdogan era possibile a margine del vertice della Conferenza sull’interazione e sulle misure di rafforzamento della fiducia in Asia (Cica). Un meeting in programma ad Astana appunto per il 12 e 13 ottobre.

Erdogan e Putin: si incontreranno di nuovo il 12 ottobre ad Astana, capitale del Kazakistan. Foto Ansa/Epa Alexandr Demyanchuk

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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