Bambini migranti muoiono di fame e di sete in mezzo al Mediterraneo
In pochi giorni almeno 4 piccoli hanno perso la vita a bordo di carrette del mare che autorità di vari Paesi e diverse imbarcazioni hanno evitato di soccorrere
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Negli ultimi giorni diversi bambini sono morti di fame e di sete su barconi alla deriva nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Italia. Non c’è alcun segnale che queste tragedie cessino di ripetersi nelle prossime ore.
Da domenica 11 settembre a oggi si contano almeno quattro minori che hanno perso la vita in questo modo. I fatti sono stati resi noti dall’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati. In un tweet del 12 settembre l’Unhcr Italia afferma: “Sei rifugiati siriani, tra cui bambini piccoli e una donna anziana, hanno perso la vita in mare presumibilmente di fame e di sete.”
Nella ricostruzione del quotidiano La Stampa si parla di due bambini piccoli, di 1 e 2 anni; di un ragazzino di 12 anni; della nonna dei bambini; della madre di un altro giovane. La sesta vittima dovrebbe anch’essa essere una donna. Erano siriani. Hanno perso la vita a bordo di un barcone carico di migranti partito dalla Turchia da due settimane.
Sei rifugiati siriani, tra cui due bambini piccoli e una donna anziana, hanno perso la vita in mare.
Questa nuova tragedia nel Mediterraneo è inaccettabile. È necessario e urgente ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente. https://t.co/8qViRvY0Ap
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) September 12, 2022
“Bambini respinti a Cipro e ignorati a Malta“
I sopravvissuti sono 26: Lunedì 12 settembre un cargo dirottato per soccorrerli dalla Guardia Costiera italiana li ha fatti sbarcare a Pozzallo, la cittadina in provincia di Siracusa dove spesso giungono migranti stremati da viaggi lunghi e pericolosi nel Mediterraneo. Secondo La Stampa nel corso del tragitto in mare profughi con i bambini a bordo avrebbero subito respingimenti a Cipro. Le autorità maltesi avrebbero ignorato le loro richieste di soccorso. Diversi mercantili li avrebbero visti ma sarebbero passati oltre.
Ignorati, dunque. Ben sapendo che a bordo c’erano naufraghi su una carretta del mare che stava imbarcando acqua. Anche per questo i bambini sono morti. Come è successo due giorni fa a Loujin, una bambina siriana di 4 anni, morta di sete. Il padre, Ahmad Adbelkafi Nasif, era partito dal Libano a inizio settembre con la moglie Tasmin e le figlie Loujin, 4 anni e Mira, 1 anno. La famiglia viaggiava a bordo di un barcone con 60 persone. La piccola Loujin è morta di stenti l’8 settembre fra le braccia dei genitori, dopo che da giorni l’imbarcazione era alla deriva, con i motori fuori uso, e stava facendo naufragio al largo di Malta.
“L’Europa ci ha strappato nostra figlia”
Dopo allarmi caduti nel vuoto e navi che non si sono fermate a soccorrerli, i migranti hanno trovato la salvezza grazie a un cargo che li ha trasportati a Creta. Secondo la testimonianza del padre di Loujin, la bambina è morta di sete, implorando un po’ d’acqua. La più piccola, Mira, è sopravvissuta ma è ricoverata in un ospedale di Creta per aver ingerito troppa acqua di mare. “In Libano rischiavamo di vivere di elemosina” ha spiegato il padre, riporta La Stampa. “Abbiamo provato a partire in maniera legale, ma l’unica via era quella del mare. Nel viaggio abbiamo investito tutti i nostri risparmi: 12mila euro“. Poi un atto d’accusa: “Credevamo che l’Europa fosse il continente dell’umanità, ci sbagliavamo. Ci ha strappato nostra figlia. Se potessimo tornare indietro mangeremmo terra in Libano piuttosto che vivere questa tragedia“.
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Mediterraneo, tomba dei migranti
Secondo l’Unhcr, nel 2022 sono oltre 1.200 le persone che sono morte o risultano disperse nel tentativo di traversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa. In Italia, il centro di accoglienza di Lampedusa è al collasso. “È inaccettabile questa perdita di vite umane così come il fatto che i migranti abbiano trascorso diversi giorni alla deriva prima di essere soccorsi“, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani. Il soccorso in mare è “un imperativo umanitario saldamente radicato nel diritto internazionale“. Ma “allo stesso tempo è necessario fare di più per ampliare i canali sicuri e regolari. E anche crearne di nuovi, per fare in modo che le persone in fuga da guerre e persecuzioni possano trovare sicurezza senza mettere ulteriormente a rischio le loro vite.“