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Elisabetta, la regina che capì l’importanza della tecnologica

Fu la prima sovrana a scrivere un mail su Arpanet, prima di Internet. Charles Babbage, suo trisavolo, fu uno dei primi ingegneri informatici al mondo

La regina Elisabetta II d’Inghilterra, scomparsa l’8 settembre a 96 anni, è stata il primo sovrano a inviare un’email nel lontano 1976. Il suo primo Tweet lo ha scritto nel 2014, su Instagram è sbarcata nel 2019.

Fra i tanti record della regina più famosa del mondo ce n’è uno forse meno noto, ma non certo meno significativo. Nel 1976 Elisabetta II fu la prima sovrana al mondo a scrivere una email su Arpanet, la rete di comunicazione militare antesignana di Internet, che gli Stati Uniti avevano costruito. Il suo essere a cavallo tra tradizione e modernità l’ha poi portata a sbarcare sui social media con il profilo The Royal family. Lo stesso su cui l’8 settembre l’entourage reale ha diramato la notizia della morte di Elisabetta e i primi comunicati ufficiali, compreso quello del nuovo re: Carlo III, suo figlio.

Foto Ansa/Epa Bianca De Marchi

Il 26 marzo del 1976 la sovrana era alla Royal Signals and Radar Establishment, un centro di ricerca sulle telecomunicazioni a Malvern, in Inghilterra. Elisabetta aveva il compito di dare il via ufficiale e solenne alla connessione elettronica sulla rete Arpanet antesignana di Internet. Fu l’informatico britannico Peter Kirstein a configurare l’account di posta della regina d’Inghilterra, scegliendo il nome utente “HME2“. Così la regina mandò la prima mail. La missiva elettronica doveva annunciare l’arrivo di un nuovo linguaggio di programmazione ed era intitolata “Un messaggio da Sua Maestà la Regina“. Era firmato con un informale Elizabeth R, la stessa chiosa che la Regina ha usato da allora nella sua comunicazione digitale.

Elisabetta e i social

Molti anni dopo, con l’arrivo dei social media, Elisabetta ha continuato a usare la tecnologia più avanzata per i suoi incarichi istituzionali. Nel Natale 2007 inaugurò The Royal Channel su YouTube per fare gli auguri ai suoi sudditi. Sette anni più tardi, nell’ottobre 2014, inviò il suo primo Tweet durante una visita al Museo della Scienza di Londra. Il messaggio recitava così: “È un piacere aprire oggi la mostra dell’Era dell’Informazione presso il @ScienceMuseum e spero che la gente si divertirà a visitarla. Elisabetta R.“. Cinque anni dopo, nel 2019, tornò al museo per inviare il suo primo post su Instagram in cui condivideva una lettera scritta al suo trisavolo il principe Alberto, nel 1843 da Charles Babbage, uno dei primi ingegneri informatici al mondo.

L’uso della radio e della televisione

Era però da sempre, nella personalità di Elisabetta, l’attenzione speciale alla tecnologia. Nel 1940 l’allora principessa e futura regina aveva attirato milioni di ascoltatori attraverso la sua prima trasmissione radiofonica. Parlò a tutti i bambini del Commonwealth britannico (l’impero inglese) durante un programma della BBC, con al fianco l’amata sorella Margaret. Elisabetta rassicurò i piccoli che “tutto sarebbe andato per il meglio“.

Elisabetta alla Tv britannica il 27 dicembre 1957 per il discorso di Natale. Foto Ansa/Epa

Nel 1953 poi, un altro strumento tecnologico era stato protagonista della vita di Elisabetta: la televisione. L’incoronazione della regina Elisabetta presso l’Abbazia di Westminster è stata infatti la prima incoronazione mai trasmessa in televisione. Secondo il sito web della famiglia reale fu seguita da oltre 27 milioni di persone in tutto il Regno Unito. Uno storico evento mediatico che la giovane regina, ancora ventenne, volle assieme al marito, il principe Flippo, Duca di Edimburgo, malgrado l’iniziale ostilità del Primo Ministro Winston Churchill. Forse l’unico capo di Governo che la regina Elisabetta II abbia ammirato davvero. Adesso tocca a re Carlo III, vedremo come saprà usare la tecnologia al servizio della sua missione istituzionale di sovrano.

Re Carlo III. Foto Ansa/Epa Neil Hall

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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