MondoNewsPrimo piano

Ucraina, l’Europa non si decide: fumata nera sul tetto al prezzo del gas

Stati Baltici e Polonia chiudono le frontiere ai turisti russi. Zelensky annuncia: "Liberati mille chilometri quadrati di territorio occupato"

Di fronte alla guerra in Ucraina e alle conseguenze per tutti gli europei in termini di rincaro dei prezzi dell’energia, la compattezza dell’Unione europea sembra sfaldarsi. 

I 27 non trovano un’intesa per porre un tetto al prezzo del gas naturale importato dalla Russia. La discussione slitta a ottobre. Se è vero che la dipendenza dell’Occidente da Mosca per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici va diminuendo, sostituita da contratti più costosi con altri Paesi (in Africa e Medio Oriente ma anche con gli Usa), il cosiddetto price cap potrebbe servire molto. Almeno secondo i governi che più lo hanno perorato da mesi, come quello italiano.

Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet

Porre un price cap diverrebbe un’ulteriore arma di sanzione contro Mosca per la guerra in Ucraina. La riprova sembra arrivare dalla reazione di Vladimir Putin, nei giorni scorsi, al possibile concretizzarsi di questa ipotesi. “La Russia non fornirà più petrolio e gas a quei Paesi occidentali che imporranno un price cap sulla nostra energia” ha dichiarato a Vladivostok. “Non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi, in questo caso economici. Né gas, né petrolio, né carbone. Niente“.

Ue, il nodo del price cap

Questa presa di posizione un effetto sembra averlo ottenuto. I ministri dell’Energia dell’Unione europea non discuteranno oggi 9 settembre la proposta del price cap al gas russo: se ne riparlerà fra un mese. E ne discuteranno direttamente i capi di Stato e di Governo. Il 6 e 7 ottobre a Praga e il 20 e 21 a Bruxelles. “La Russia ha usato le sue forniture come arma per fare crescere i prezzi dell’energia il prossimo inverno” ha dichiarato la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson. “Ma anche per indebolire le nostre economie e dividere politicamente l’Unione europea. E dobbiamo fare in modo che i loro sforzi falliscano“.

La commissaria europea all’Energia, Kadri Simson. Foto Ansa/Epa Rajat Gupta

“Fuori i russi dai nostri paesi”

Cresce intanto la tensione alle frontiere orientali dell’Unione europea. Per ritorsione contro la guerra in Ucraina i Paesi baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – , e la Polonia, chiuderanno le proprie frontiere ai turisti russi a partire dal 19 settembre. Dura la reazione della portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. “L’Ue chiude la sua gabbia dall’interno e continua a isolarsi dalla Russia e dal resto del mondo“.

Zelensky: “Stiamo liberando l’Ucraina

In Ucraina la guerra sta raggiungendo i 7 mesi di combattimenti senza sosta. Il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato la liberazione città di Balakliya, nella regione di Kharkiv (a Est). Secondo Zelensky le forze armate ucraine avrebbero liberato dagli occupanti russi “decine di insediamenti” nel Sud e nell’Est del paese. Nel suo messaggio quotidiano rivolto alla popolazione il presidente ucraino ha affermato che l’Esercito ha liberato circa mille chilometri quadrati di territorio occupato nell’ambito delle controffensive intraprese all’inizio di questo mese.

Il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a Kiev da Zelensky l’8 settembre 2022. Foto Ansa/Epa

I russi, accusa su Facebook lo stato maggiore delle forze armate dell’Ucraina, usano la popolazione locale come “scudo umano” in alcune zone della regione di Kherson (a Sud). “In relazione all’offensiva delle nostre truppe, in alcune aree della regione di Kherson, le unità delle forze armate della Federazione Russa stanno passando alle tattiche di azioni terroristiche contro i civili locali” dice lo stato maggiore di Kiev. “Secondo le informazioni disponibili, nel villaggio di Bolshaya Aleksandrovka, gli occupanti usano la popolazione locale come scudo umano.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio