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Giovane, bella e insospettabile: spia russa nei circoli NATO di Napoli

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Una donna russa, spia dei servizi segreti militari di Mosca (Gru) avrebbe agito indisturbata per 10 anni fra Napoli, Roma, Malta e Parigi. Avrebbe svolto soprattutto in Italia la sua attività spionistica contro la NATO, intessendo rapporti con altri gradi militari. E forse rubando dati e informazioni utili al Cremlino, entrato poi in guerra con l’Ucraina.

Lo svela una storia che racconta il quotidiano Repubblica. Un lavoro che è frutto di una lunga inchiesta messa a segno assieme al sito di giornalismo investigativo russo Bellingcat, del pluripremiato cronista Christo Grozev, al settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider. Si tratta dunque di una presunta spia di Putin. Una giovane donna russa che avrebbe avuto accesso ai circoli frequentati da ufficiali e militari della base NATO di Napoli. L’approfondimento giornalistico ricostruisce quella che appare come la missione segreta di Maria Adela Kuhfeldt Rivera – il falso nome della presunta agente segreta – di stanza tra Parigi, Malta, Roma e infine Napoli. Prima che nel 2018 si perdessero le sue tracce.

Secondo Repubblica, la vicenda sarebbe “la più clamorosa operazione di intelligence realizzata da Mosca nel nostro Paese“. “La nostra inchiesta – specifica il giornale – non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici per spiarli e trafugare dati“. Secondo il lavoro di approfondimento giornalistico “la traccia principale che collegaMaria Adelaai servizi segreti di Mosca è il passaporto russo usato per entrare in Italia“. Questo perché tale passaporto apparterrebbe “alla medesima serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru: l’intelligence militare agli ordini del Cremlino.

Una spia stile Mata Hari

Insomma si sarebbe trattato di una giovane donna, “moderna Mata Hari, che si è fatta notare per i modi seduttivi e ha lasciato una scia di cuori infranti prima di sparire nel nulla“. All’inizio degli Anni Dieci del Duemila, Maria Adela aveva registrato a Parigi un marchio – Serein srl – per confezionare gioielli. Trasferitasi in Italia, dopo un soggiorno a Ostia, si era installata a Napoli, in via Manzoni a Posillipo, mentre la sua ditta aveva aperto un laboratorio a Marcianise. Ma si sarebbe trattato soltanto di attività di copertura. La missione della presunta spia era un’altra: infiltrarsi, via Lions Club, fra i militari della NATO di stanza a Napoli.

L’ammiraglio Michelle Howard, comandante delle Forze Alleate del Sud Europa, all’inaugurazione della Base della Nato al Lago Patria, in provincia di Napoli, nel 2017. Foto Ansa/Ciro Fusco

Legata a personalità importanti

Secondo l’inchiesta del team giornalistico che comprende anche Repubblica, la spia avrebbe avvicinato molte persone “nei ranghi atlantici e della Us Navy“. “Era molto legata – scrive Repubblica – all’allora Data Systems Administrator del quartier generale atlantico: la responsabile dei servizi informatici più sensibili“. Gli autori dell’inchiesta ritengono di poter svelare la vera identità dell’agente segreto che avrebbe agito sotto copertura dentro la NATO. Si tratterebbe di Olga Kolobova, nata nel 1982, figlia di un colonnello dei servizi segreti militari russi. “Spesso gli agenti del Gru vengono reclutati proprio tra i figli degli ufficiali“.

Nave della NATO. Foto Ansa/Epa Roman Rios

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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