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Ponte Morandi, i familiari delle vittime: “Quattro anni di speranze e illusioni”

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Genova ha commemorato le vittime del crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto del 2018 causò la morte di 43 persone. I familiari delle vittime accusano: “Serviva la revoca della concessione ad Aspi, la cessione a Cdp è solo un restyling”“.

Nel quarto anniversario del crollo del Ponte Morandi, si rinnova il dolore della tragedia che ha colpito quarantatré vittime” ha affermato in una nota il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Una ferita che non si può rimarginare, una sofferenza che non conosce oblio, una solidarietà che non viene meno. Un dramma che segna la vita della Repubblica e per il quale la magistratura sta doverosamente accertando le responsabilità. Rinnovo anzitutto ai familiari, costretti a patire il dolore più grande, la più intensa solidarietà della nostra comunità nazionale“.

Foto Ansa/Simone Arveda

Ponte Morandi, fare giustizia

Onorare la memoria significa anche avere procedimenti giudiziari efficaci e celeri che accertino le responsabilità del disastro“, ha detto nel corso della messa di suffragio l’arcivescovo di Genova, monsignor Tasca. La tragedia è stata poi ricordata alla Radura della Memoria, sotto il nuovo Ponte San Giorgio. Un messaggio è giunto anche da parte del premier Mario Draghi. “Il dolore per questa terribile ricorrenza si associa a una convinzione: lo Stato deve fare tutto il possibile perché tragedie simili non avvengano mai più“. “Dobbiamo garantire la sicurezza delle nostre infrastrutture, tutelare la vita dei cittadini. Ne va della credibilità dell’Italia e delle istituzioni“.

Possetti: “Non è cambiato nulla”

Da parte dei familiari delle vittime c’è stata la volontà di sottolineare alcuni aspetti, non senza polemica. “Questi sono stati quattro anni di dolore, di speranza e di illusione” ha dichiarato la presidente del Comitato Ricordo delle vittime del Ponte Morandi, Egle Possetti. “Non abbiamo mai provato invece l’orgoglio e la percezione del cambiamento“. “Abbiamo sperato che dopo questa vergogna immensa potesse emergere un senso di rivalsa, ma guardandoci intorno non abbiamo percepito nessun tremore, nessuno stravolgimento.

Egle Possetti. Foto Ansa/Simona Arveda

Con la definitiva cessione di Aspi (Autostrade per l’Italia, ndr.) a Cdp (Cassa depositi e prestiti, ndr.) si è compiuto un atto che non potremo mai accettare” ha sottolineato Possetti. “Noi pensiamo che la revoca della concessione del Ponte fosse l’unica via da percorrere, nessun restyling della società potrà mai cancellare quello che è avvenuto. E i media avrebbero dovuto essere inclementi con Autostrade come lo sono stati con Marco Pantani a cui non fu certo concesso il beneficio del dubbio“.

Giovannini: “C’è stata una svolta

Prima di lei aveva parlato il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che invece ha sostenuto che dopo il crollo del Ponte Morandi sia avvenuta un svolta. “La memoria incancellabile di questa disgrazia ha portato il ministero a intraprendere un cambiamento importante e spero duraturo nella sua azione” ha affermato Giovannini. “Abbiamo fatto della sicurezza delle infrastrutture una scelta concreta potenziando la vigilanza sue manutenzioni, definendo altre linee guide rendendo i controlli sempre più severi sui concessionari e i gestori perché gli interventi necessari vengano effettuati tempestivamente anche al prezzo talvolta di disagi temporanei per gli utenti. Siamo arrivati per la prima volta a revocare una concessione autostradale rivedendo regimi squilibrati a sfavore degli interessi pubblici. Abbiamo aumentato le risorse pubbliche per il monitoraggio e la manutenzione anche delle strade secondarie per troppe anni trascurati anche per mancanza di fondi“.

Il Ponte Morandi troncato dal crollo nel 2018

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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