Partiamo con il nostro viaggio tra gli schieramenti della prossima campagna elettorale con il centro destra. La prima in versione estiva dal lontano 1919, in cui partiti si preparano, complice il clima, ad un mese mezzo di estate politica ‘rovente’. Saranno le prime elezioni politiche che porteranno ad eleggere un Parlamento numericamente dimezzato. Tradotto bisogna moltiplicare le forze per esserci. Alcuni partiti minori rischiano di ritrovarsi senza peso politico.

Diamo uno sguardo alla situazione interna agli schieramenti al via di questa corsa che porterà gli Italiani alle urne il prossimo 25 settembre. Partiamo dallo schieramento, quello di centro-destra in cui gli equilibri interni appaiono definiti almeno al momento da nette differenze nei sondaggi. Forse per questo è esplosa immediatamente la questione della premiership, tra i tre attori in campo: Meloni, Berlusconi e Salvini. 

@ANSA/CLAUDIO PERI

Se Fratelli d’Italia spinge per un’accordo inter partes prima del risultato delle urne, Lega e Forza Italia frenano con prudenza. Tra i nomi che circolano ci sarebbero comunque quello dell’onorevole Tajani e del ministro Giorgetti. Due personalità in poche parole che possano garantire una continuità, dal punto di vista del contesto internazionale, con la linea atlantista-europeista del governo Draghi. Difatti dall’immagine garantista o meno di un futuro governo di centro-destra, dipenderà uno dei racconti chiave della campagna elettorale. 

Il ruolo di Giorgia Meloni: sarà vera leadership?

Dalla stampa estera finanche ai media di casa nostra, un possibile governo di centro-destra paventa l’ombra di una possibile deriva anti-sistema. Il partito della Meloni, che secondo i sondaggi potrebbe qualificarsi come il primo partito nazionale, attira attorno a se al livello internazionale non poche preoccupazioni. Il punto debole o il punto di forza della coalizione orbita attorno al possibile peso politico di Fratelli D’Italia. Se da una parte infatti è proprio grazie alla coerenza politica mantenuta in questi anni all’opposizione dalla Meloni, che il centro- destra può sperare di attingere ad un consistente bacino di voti. Dall’altra è proprio l’incognita Meloni il suo punto critico. Il “fianco scoperto”, che sarà prevedibilmente il più bersagliato, perché un governo di centro-destra non conquisti gli ambienti più moderati e il contesto internazionale. 

La pressione mediatica attorno ad un centro destra a trazione Meloni

Dipingendolo per lo più come un partito neo-fascista e anti-sistema difatti, l’attenzione mediatica internazionale e nostrana non ha tardato a concentrarsi sulle possibili derive della leader di Fratelli D’Italia. Se il Financial Times britannico l’aveva elogiata come l’astro nascente della politica italiana, capace di prendere decisioni controcorrente. L’americano New York Times giudica con apprensione un possibile governo a guida Meloni. Definendolo come un “evento sismico per il  paese”. La Meloni ha poi prontamente commentato la pressione mediatica nei suoi confronti dichiarando che  “è ricominciata la macchina del fango contro di me, aspettatevi di tutto”. Il fatto è che per molti esperti un accordo prima dell’esito elettorale sulla Meloni premier sia troppo prematuro. Per la Lega potrebbe significare un ulteriore travaso di consensi verso FdI, visto come probabile vincitore. Per Forza Italia invece c’è la preoccupazione di perdere la parte più moderata dei suoi elettori, verso magari ex FI in migrazione verso altri partiti di centro.

Il “triello” per la premiership dunque all’interno del centro-destra non sarà di facile soluzione. Nel tentativo di riallacciare i ponti con le varie anime della coalizione, Berlusconi perde oltre ai ministri Brunetta e Gelmini, – quest’ultima ha aderito al “patto repubblicano” di Calenda, anche la deputata Giusy Versace e Annalisa Baroni. Non è solo l’uscita dal governo Draghi a pesare sulla stabilità del partito. Ma anche quell’ambiguità politica tra garantismo e disfattismo,  moderatismo e conservatorismo, a cui Forza Italia inevitabilmente è andata incontro con l’avanzata leghista e meloniana di questi anni. Eppure c’è chi spera o lavora ad un ruolo per il partito del Cavaliere, stretto fino ad oggi tra Lega e Fratelli d’Italia.

Da sinistra: @Ansa – RICCARDO ANTIMIANI – CLAUDIO PERI

L’ex premier può rappresentare ancora il collante della coalizione? Ha scommesso in tempi diversi della sua premiership passata su Meloni prima come ministro, e su Salvini come leader della coalizione. Berlusconi vuole accreditarsi come una sorta di “garante internazionale. La strategia di presidiare e ritagliarsi il – magari determinante – ruolo di partito moderato di destra, appare al momento unico percorribile, o il rischio è di finire ingurgitato in un’area centrista dove emerge ad oggi solo la proposta politica di Calenda, in cui Forza Italia non avrebbe neppure quell’influenza per agire da (co) protagonista come nella coalizione centro- destra. O forse più correttamente destra-centro.   

Il punto di forza della coalizione Salvini, Meloni, Berlusconi

Sulla carta l’asse Salvini-Meloni-Berlusconi parte dal consenso elettorale racimolato all’opposizione dalla leadership meloniana, e dall’offrire un programma politico – anche se qualche nodo e diverse differenze di approccio dovranno ancora emergere – assai più spostato “a destra, che vicino al ‘Berlusconismo che fu’. Ora per il centro destra c’è il tema in primis che si presenterà nel mezzo del mese si agosto di definire la strategia politica con l’aggregazione dei simboli.

@Ansa – FRANCO SILVI/DRN

Poi la partita ancora più strategica delle liste: con collegi ridisegnati e assai più grandi delle ultime politiche. Con nomi pesanti che non trovando una collocazione che ritengono adeguata al loro “blasone” potrebbero offrire una candidatura – e i propri voti – alla galassia di centro in pieno fermento. La metà degli attuali parlamentari potrebbe non rientrare all’insediamento delle prossime Camere e a pagare in rapporto ai sondaggi del momento sarebbero in primis i Cinque Stelle, poi proprio la Lega e Forza Italia. Siamo solo al giro di prova, si stanno scaldando i motori per una campagna elettorale lampo, ma per questo non meno interessante.