Non finisce di regalare colpi di scena questa Legislatura. Il Movimento 5 stelle non vota al Senato il Decreto Aiuti, che però passa comunque al Senato. Siamo concretamente, per la quarta volta, in una situazione di crisi di governo. Tutto ritorna nelle mani del presidente Mattarella. E tutti i partiti rimangono col fiato sospeso, appesi alla domanda da un milione di euro da cui ormai da più di un anno dipendono le sorti del paese: che cosa farà Draghi?

Draghi accetterà un Governo senza Conte? Tornerà mai davanti alle Camere a chiedere la fiducia? Ci sarà un rimpasto di Governo senza i ministri grillini? O forse si andrà al voto anticipato in Autunno? Come attraversare però in questi mesi una campagna elettorale, con un’inflazione alle stelle, la crisi energetica e una recessione alle porte dell’Europa?

@ANSA/ANGELO CARCONI

I partiti del governo Draghi in bilico tra voto anticipato e rimpasto

Sembra – per usare la chiave linguistica scelta dallo stesso Draghi con la stampa estera – una barzelletta questa Legislatura. Dove i tutti governi durano da Natale a Santo Stefano e i premier escono fuori dal cappello come i conigli dei maghi. Quest’ultimo Governo però ha regalato davvero il massimo dello show. In primis un ministro che si distacca dal partito con cui era stato eletto, che poi non si dimette, ma rimane al Governo come se nulla fosse. Fino ad uno dei partiti della variopinta maggioranza che con nonchalance non vota un decreto al Senato, minando la stabilità politica del Paese, dichiarando però allo stesso tempo di non voler levare l’appoggio al Governo. Insomma gli italiani assistono da 4 anni ad una commedia che forse sarebbe meglio appartenesse a qualche reality show più che alla realtà. C’è chi spera a questo punto in un voto anticipato per porre fine a questa tortura e risparmiare apriori l’eventuale minestra riscaldata di un Draghi bis. 

ANSA/ ETTORE FERRARI/pool

Il problema è che dopo questa Legislatura è da temersi perfino il voto. Perché le scorse elezioni non ci hanno portato ad un Governo con un chiaro indirizzo politico, ne ad un premier che fosse espressione del Parlamento. E dalle elezioni anche questa volta potrebbe, quasi sicuramente, non uscire alcun risultato netto. Né una coalizione di maggioranza. Figuriamoci un partito di maggioranza. Di certo quantomeno si avrebbe un parlamento più vicino alla realtà del Paese. E questo non è un dato trascurabile. Nel frattempo tutti i partiti dichiarano alle telecamere di essere pronti alla campagna elettorale e non temere le elezioni. Potrebbe essere tutta scena? In realtà la maggior parte dei partiti di Governo sono ben consapevoli che ne usciranno con un consenso dimezzato. In cima alla lista la Lega di Salvini ed i grillini di Giuseppe Conte.

 L’irresponsabilità dei partiti: tra egoismi e narcisismi 

La palla dunque passa a Draghi. L’inettitudine di questo Parlamento è passata, in questa Legislatura, dal Mattarella bis ad essere appesa ora alla volontà del Draghi bis. M5S messo all’angolo dal Governo, svuotato del proprio peso politico, spogliato del reddito di cittadinanza nel Decreto Aiuti, ora attacca per istinto di sopravvivenza. E Draghi dovrà decidere se andare comunque avanti con i numeri che ha o scendere dal treno. Tutta questa giostra mentre l’inflazione galoppa e incombe sempre più concretamente l’incubo di una recessione in Europa. Ovviamente non siamo gli unici a mostrare le ferite, perché anche in altri paesi europei la stabilità politica è legata ad un filo. Ma il dramma tutto italiano è forse questa instabilità fine a se stessa. Crisi di governo innescate dagli egoismi, dai narcisismi, figlie di questioni personali o di partito. Quasi mai per il bene del Paese.

Roma – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile, oggi 20 dicembre 2021.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

 

Quattro crisi in una sola legislatura non si chiama instabilità politica, ma irresponsabilità. E anche questo Parlamento ha dato sfoggio in questi quattro anni di una sconcertante irresponsabilità. Ha ovviato alla responsabilità di eleggere un premier politico, di un nuovo presidente della Repubblica, come per senso di responsabilità si è all’improvviso compattato attorno a Draghi. Ecco che nel peggiore dei momenti questo senso della responsabilità è rivenuto meno in un battibaleno. Per il volere di un partito che semplicemente non vuole perdere il gioco.