Il premier israeliano Naftali Bennett. Foto Twitter @naftalibennett
Malgrado la tregua fallita in Ucraina, ieri 5 marzo, domani, lunedì 7 marzo, potrebbe essere una giornata significativa per tentare di fermare la guerra, scatenata dall’invasione della Russia il 24 febbraio.
L’undicesima notte di conflitto in Ucraina ha visto una breve pausa nei bombardamenti mentre aumenta la pressione russa sui civili in fuga. Si calcolano in oltre un milione i cittadini fuggiti divenuti profughi in altri paesi europei, compresa l’Italia. La diplomazia intensifica gli sforzi per far cessare le ostilità il prima possibile, in attesa del terzo round di negoziati fra Ucraina e Russia, e della nuova riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, domani 7 marzo. I media ucraini continuano a riferire di spari contro i civili ed evacuazioni difficili a Bucha e Gostomel nella regione di Kiev. Almeno tre persone sarebbero state uccise, tra queste una volontaria che aveva appena consegnato cibo per gli sfollati.
Case e negozi distrutti a Mariupol in Ucraina. Foto Twitter @EuromaidanPress
Le forze armate ucraine lanciano intanto un allarme sulla diga che serve la centrale idroelettrica di Kaniv, di cui i russi, dicono, vorrebbero assumere il controllo. Il sindaco di Mariupol – la grande città portuale del sud del Paese, nella regione di Donetsk – parla di “situazione disperata”. Mancano da giorni elettricità, acqua, riscaldamento ed è difficile reperire forniture mediche e altri beni essenziali.
È questo lo sfondo della nuova offensiva diplomatica a sorpresa, il 5 marzo, dal premier israeliano Naftali Bennett. Dopo che Putin ha paragonato le sanzioni dell’Occidente a una dichiarazione di guerra, il primo ministro israeliano ha violato lo Shabbat (il sabato ebraico, giorno di festa) e si è recato a Mosca. Tre ore di colloquio nella prima visita di un leader straniero al Cremlino dopo l’attacco a Kiev, dopo una breve consultazione con Germania, Francia e Stati Uniti. Poi Bennett ha telefonato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e a quello francese Emmanuel Macron, e infine si è recato a Berlino.
Da sinistra, Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz. Foto Twitter @ZelenskyyUa
Dopo un incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz il portavoce del Governo della Germania ha affermato: “L’obiettivo comune resta quello di mettere fine alla guerra il prima possibile. Lavoreremo per questo“. Intanto il presidente degli Usa, Joe Biden, ha parlato con Zelensky, assicurando sicurezza, assistenza finanziaria e sanzioni alla Russia. Questo è avvenuto poco dopo il videocollegamento del presidente ucraino con 300 senatori statunitensi ai quali aveva chiesto di garantire una no-fly zone sull’Ucraina.
Biden su questo non si esprime, elogiando invece le iniziative private volte a isolare la Russia, come la decisione di Visa e Mastercard di sospendere le operazioni di pagamento con carta di credito a Mosca e in tutto il paese. Il segretario di Stato Antony Blinken, in Polonia e Moldavia, ha sottolineato come “in tutti gli angoli del mondo, inclusa la Russia, la gente chiede la fine del brutale attacco della Russia all’Ucraina“. Zelensky è tornato a chiamare alle armi la popolazione. I volontari civili arruolati dall’inizio del conflitto sarebbero ormai oltre 100mila.
Foto Twitter @WhiteHouse
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