Da sinistra, Zelensky, Putin e Draghi
Sulla crisi ucraina crescono le attese dei leader politici occidentali in vista del viaggio in Russia del premier italiano, Mario Draghi, la prossima settimana. Oggi 19 febbraio si svolge a Monaco di Baviera la conferenza internazionale sulla sicurezza: per la prima volta in vent’anni la Russia sarà assente. Vladimir Putin incontrerà invece il dittatore bielorusso Aleksander Lukashenka. I due Paesi stanno conducendo esercitazioni militari al confine ucraino e, anche plasticamente, sembrano voler mostrare all’Europa che il pericolo di guerra esiste. Dal canto suo il presidente Usa, Joe Biden, ha dichiarato di essere “convinto” che “Putin ha già stabilito” di attaccare l’Ucraina nei prossimi giorni.
Secondo il Pentagono (il Dipartimento della Difesa degli Usa), oltre il 40% delle forze russe ammassate ai confini dell’Ucraina sono in una posizione di attacco. Così dalla conferenza di Monaco è già arrivato una sorta di ‘avvertimento’ alla Russia. “Se Mosca vuole meno Nato ai suoi confini ne avrà di più” ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. Il quale però ha subito aggiunto: “Ma siamo pronti a dialogare“.
L’ex governatore della Banca centrale europea vedrà a giorni Vladimir Putin dal quale ha ricevuto l’invito per un colloquio sulla crisi ucraina. Obiettivo di Mario Draghi è favorire il dialogo diretto fra il presidente russo e quello ucraino, Volodymyr Zelenky con lo scopo di superare lo stallo nelle trattative. L’impressione è che il blitz diplomatico a Mosca che il presidente francese Emmanuel Macron ha effettuato dieci giorni fa, sedendosi al lungo tavolo davanti a Putin, non abbia prodotto effetti significativi. In ogni caso Macron ci riproverà domani 20 febbraio, incontrando di nuovo il presidente russo. Qualcosa di più può averlo prodotto il tentativo del cancelliere tedesco Olaf Scholz, una settimana più tardi. Ma non molto. E adesso la crisi sembra precipitare.
Lo dimostra la situazione sul terreno, in Ucraina, soprattutto nel Donbass: il territorio delle autoproclamate repubbliche separatiste filorusse. I leader separatisti di Donetsk e di Lugansk hanno chiamato la popolazione alla “mobilitazione generale” con un decreto pubblicato online. I militari governativi ucraini e i ribelli filorussi si scambiano accuse di attacchi e di violazioni del cessate-il-fuoco. I primi hanno denunciato 66 scambi a fuoco notturni. Per i filorussi la situazione è “critica“. Il governatore della regione russa di Rostov, al confine con l’Ucraina, Valery Golubev, ha dichiarato lo “stato d’emergenza” per la crescente presenza di migliaia di profughi che stanno arrivando, in fuga dal Donbass. Secondo Kiev un soldato sarebbe stato ucciso dai ribelli, mente secondo l’agenzia di stampa russa Interfax, una cannonata sarebbe stata sparata contro un villaggio russo di confine.
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