Fra il 3 e il 4 febbraio si è verificata un’autentica ondata di dimissioni all’interno dello staff di consiglieri di Boris Johnson, a seguito delle inchieste sul cosiddetto party-gate. Per i media britannici sono infatti salite a 5 le partenze da Downing Street iniziate il 3 febbraio quando, nell’arco di poche ore, Munira Mirza, una stretta collaboratrice del premier, e Jack Doyle, il responsabile della comunicazione, hanno annunciato il loro addio. L’ultima a lasciare è Elena Narozanski, componente della Policy Unit, insieme a Dan Rosenfield, capo dello staff, e Martin Reynolds, responsabile della segreteria di Johnson.

Lo staff di Johnson e il party-gate

Lo stato maggiore di Downing Street si trova in difficoltà. Tre dei collaboratori si sono ritrovati coinvolti nello scandalo del Party-gate, in particolare Reynolds e Doyle. Ma per le modalità e i tempi non sembra si tratti dell’annunciata epurazione interna che Johnson aveva promesso dopo l’emergere dei dettagli sui party illeciti a Downing Street, incluse le rivelazioni del rapporto Gray anche rispetto all’indagine di polizia in corso. Alcuni componenti del governo hanno affermato il contrario, come il viceministro per le Attività produttive Greg Hands. Lo stesso Hands ha però ammesso che il caso di Munira Mirza è “differente“. Tradotto: la situazione si aggrava.

Il 10 di Downing Street a Londra, sede del Governo

Attacco dai leader dei Tories

Le scuse del premier alla Camera dei Comuni e al popolo britannico, nei giorni scorsi, non sembra abbiano avuto l’effetto sperato. In tutta la Gran Bretagna cresce il dissenso e la rabbia contro Boris Johnson. La vicenda sta creando sconcerto all’interno del Partito Conservatore, in fermento per le ripercussioni sulle sorti del Governo e sulle fortune elettorali dei Tories. Huw Merriman, uno dei deputati più noti del partito, ha dato voce al sentimento della base ed è andato giù duro. “Sono profondamente preoccupato da quanto sta accadendo. Sappiamo tutti che se un Primo Ministro non è in grado di rimettersi in piedi, allora bisogna mollarlo“.

Possibile sfiducia, l’ombra di Sunak

Secondo la Bbc sono 17 i deputati del partito Tory che hanno inviato la fatidica lettera per chiederne la sfiducia ma per far scattare il voto ne servono almeno 54. Nel frattempo si muove il Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze), Rishi Sunak, dato come uno dei possibili pretendenti alla poltrona di BoJo. È lui che ha preso pubblicamente le distanze dal premier rispetto al suo attacco contro il leader Labour, Keir Starmer. Sunak, 41 anni, figlio di genitori indù, emigrati dall’Africa orientale, è un giovane politico emergente, considerato finora quasi un ‘pretoriano’ di Johnson. In un sondaggio Ipsos MORI nel settembre 2020 – in piena pandemia – Sunak ha ottenuto il punteggio di soddisfazione più alto di qualsiasi Cancelliere dello Scacchiere britannico dai tempi di Denis Healey del Labour nell’aprile 1978. Proprio lui potrebbe diventare nell’arco delle prossime settimane il parricida politico di Boris Johnson, quasi alla maniera di Bruto con Cesare alle Idi di marzo. Storie dell’antica Roma che BoJo conosce bene.

Rishi Sunak (a sin.), Cancelliere dello Scacchiere britannico. Foto Twitter @RishiSunak

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