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Germania, pochi lavoratori. Il Governo “chiama” 400mila stranieri qualificati

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Nella Germania del dopo-Merkel le nascite di bambini crescono ma troppo poco, diminuisce la manodopera di lavoratori qualificati, mentre non cala il costo del welfare e delle pensioni. Per questo il nuovo Governo del cancelliere Olaf Scholz riprende e rilancia un tema che nel paese si è fatto scottante: il futuro stesso dell’economia e dei sistemi di protezione sociale. D’ora in poi, è l’obiettivo del cancelliere socialdemocratico e dei suoi ministri – anche quelli del Partito liberale – Berlino dovrà attrarre ogni anno un minimo di 400mila lavoratori immigrati qualificati dall’estero.

Operai e tecnici specializzati, un miraggio

Soltanto così, si ritiene, il paese ‘locomotiva’ dell’Europa potrà affrontare sia lo squilibrio demografico che la carenza di manodopera in settori chiave. A cominciare da quelli a forte impatto tecnologico. Senza interventi di questo genere, è la filosofia di Spd, Verdi e Fdp la stessa ripresa economica post-Covid rischia di arrestarsi ben presto. “La carenza di lavoratori qualificati è diventata così grave ormai che sta rallentando drammaticamente la nostra economia“, ha detto alla rivista economica WirtschaftsWoche Christian Duerr, leader parlamentare dei Liberali (FDP), il cui presidente, Christian Lindner, 43 anni, è ora ministro delle Finanze.

Il parlamentare liberale Christian Duerr. Foto Twitter @christianduerr

Germania, forza lavoro sempre più vecchia

Possiamo tenere sotto controllo il problema dell’invecchiamento della forza lavoro solo con una moderna politica di immigrazione” ha spiegato Duerr. “Dobbiamo raggiungere il traguardo di 400mila lavoratori qualificati dall’estero il più rapidamente possibile“. Le dichiarazioni, citate dall’agenzia di stampa Reuters, gettano luce sull’intesa tra le forze politiche che sostengono la maggioranza di Governo. La coalizione ‘semaforo’ Spd-Fdp-Verdi intende presto varare misure quali un sistema a punti per lavoratori specializzati provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea. Così come l’aumento del salario minimo nazionale a 12 euro l’ora, in modo da rendere attraente l’opzione di trasferirsi in Germania per vivere e lavorare.

Mancheranno milioni di lavoratori

Secondo una stima citata da Reuters, la forza lavoro si ridurrà in Germania di oltre 300mila persone quest’anno. E ciò perché aumenta la proporzione di lavoratori anziani che vanno in pensione rispetto a quelli più giovani che entrano nel mercato del lavoro. Si prevede che questo divario aumenterà a oltre 650mila fra 7 anni, nel 2029. Tutto ciò rischia di portare a una carenzaaccumulata nel tempo – di persone in età lavorativa pari a 5 milioni nel 2030. Il numero di tedeschi occupati è cresciuto fin quasi a quota 45 milioni l’anno scorso, malgrado la pandemia di Covid, ma non basta. Dopo decenni di bassi tassi di natalità e migrazione irregolare, una forza lavoro in diminuzione rappresenta anche una bomba per il sistema pensionistico pubblico tedesco. Questo perché un numero via via minore di lavoratori è gravato dal compito di finanziare le pensioni di una massa crescente di pensionati. I quali stanno anche godendo di un’aspettativa di vita più lunga che in passato.

LEGGI ANCHE: Twitter anti fake: bollino rosso alle news “fuorvianti” sul Covid

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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