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Giornata Internazionale dei Migranti: gli effetti del Covid-19

Una situazione già allarmante si è aggravata a causa della pandemia e dei disastri ambientali degli ultimi tempi

Il 18 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Migranti; ricorrenza nata per ricordare l’importanza dell’accoglienza. Istituita nel 2000 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la scelta del giorno ricorda l’approvazione della Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, avvenuta dieci anni prima nella stessa giornata.

L’influsso della pandemia sulla migrazione

L’ultimo rapporto mondiale sulle migrazioni (World Migration Report) mostra un quadro piuttosto allarmante; accentuato dall’arrivo della pandemia e dei disastri ambientali. Condizioni estreme che hanno aggravato una situazione drammatica che coinvolge già milioni di persone in tutto il mondo. Donne, uomini e bambini costretti a spostarsi dal loro luogo d’origine, spesso, a causa di circostanze alle quali risulta impossibile porre altro rimedio. I dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) rivelano che, ad oggi, sono 281 milioni nel mondo le persone che vivono in un Paese diverso da quello di nascita.

La pandemia ha influito anche sul fenomeno della migrazione; isolamento, restrizioni, chiusura delle frontiere hanno reso difficili gli spostamenti. Ma allo stesso tempo il Covid-19 ha, spesso, praticamente impedito a chiunque volesse tornare nella propria terra d’origine di farlo; rendendo così migranti ‘forzati‘ migliaia di persone. Ma quello che più tocca e che rende la situazione drammatica è il modo in cui l’emergenza sanitaria abbia influito sulle procedure di accoglienza; il riconoscimento di sfollati e rifugiati, infatti, è risultato particolarmente difficile e questo ha costretto tanti dei richiedenti asilo a rimanere bloccati alle frontiere.

Le crisi che muovono i migranti

Il Rapporto 2020-2021 di Amnesty International non fornisce dati rassicuranti neanche sul piano delle condizioni dei lavorati migranti; come scrive l’organizzazione mondiale: “Ad essere colpiti maggiormente, sono stati i gruppi più vulnerabili, tra cui donne e rifugiati, tradizionalmente discriminati dalle politiche dei leader mondiali“. Anche questo, dunque, si accompagna ad una condizione che delinea un quadro sulla migrazione che colpisce e restituisce un sistema di accoglienza ancora poco efficace su certi aspetti.

I migranti sono persone costrette a lasciare la loro terra e, spesso, lo fanno a causa di guerre, di disastri ambientali, di tensioni fra i paesi. Questo dovrebbe portare ad accendere una riflessione su quanto, tante volte, per queste persone sia difficile trovare pace. L’Oim riferisce che a morire nel 2021 nel Mediterraneo sono state 1.665 persone. “Non lasciamo che il mare nostrum diventi mare mortuum“, ha detto Papa Francesco nella sua ultima visita ai migranti a Lesbo; un occasione per ricordare quante vite si perdono in mare e quante vite fuggono da situazioni drammatiche. Lasciare la propria terra non è mai una scelta felice e dietro ogni volto sofferente, c’è la speranza di chi cerca un futuro, anche dall’altra parte del mondo.

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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