Foto Twitter @Quirinale
Ancora una volta, oggi 22 novembre, Sergio Mattarella ha fatto capire che non accetterà un nuovo mandato come Presidente della Repubblica. “A poche settimane dalla conclusione del mio ruolo, delle mie funzioni, di Presidente della Repubblica, torno qui nell’Università dove ho studiato” ha detto all’inaugurazione dell’anno accademico a La Sapienza di Roma. Poi ha sottolineato l’orgoglio del nostro Paese “per avere la prima donna rettrice dell’ateneo più grande d’Europa“. Si tratta di Antonella Polimeni, in carica dal 1 dicembre 2020 (e fino al 2026).
Il Presidente è quindi intervenuto sul tema della pandemia di Covid. “Le vaccinazioni non sono soltanto lo strumento che ci ha salvato – ha sottolineato – e che ci sta consentendo di contenere l’offensiva e i pericoli del virus“. Perché sono anche “una sorta di referendum sulla scienza. Sino a ieri sera s’è vaccinato l’86% dei cittadini sopra i 12 anni. Se aggiungiamo chi non può farlo e i guariti siamo al 90%. Questo referendum è stato vinto 9 a 1 a favore della scienza. Dobbiamo essere riconoscenti ai nostri cittadini che hanno messo l’Italia all’avanguardia nella considerazione all’esterno“, ha detto ancora Mattarella.
Il discorso del Capo dello Stato arriva a due mesi dalla scadenza formale del suo mandato: fine gennaio 2022. I leader dei partiti stanno abbandonando, sebbene non ancora del tutto, l’idea di mettere Sergio Mattarella sotto pressione. Con l’obiettivo di indurlo ad accettare una rielezione plebiscitaria, sulla scorta del precedente di Giorgio Napolitano nel 2013. Mattarella non intende cedere, a meno di un suo clamoroso ripensamento. Ha già fatto capire, alludendo alla posizione in merito da parte del suo predecessore Giovanni Leone (1971-1978), che non ritiene salutare per l’ordinamento repubblicano la rieleggibilità di un Presidente.
Chi sarà dunque il successore del grande palermitano? Su tutto continua ad aleggiare il fantasma del capo del Governo, Mario Draghi. Fa rumore, però, l’intervista al quotidiano romano Il Tempo di Silvio Berlusconi, in cui il fondatore di Forza Italia ed ex premier loda il Reddito di Cittadinanza e assicura “stima e rispetto” per il leader pentastellato, Giuseppe Conte. Due novità inedite, che fanno propendere gli analisti quirinalizi (e non solo) per una lettura semplice dei fatti. Berlusconi sta intensificando la sua personale campagna presidenziale per ascendere la Colle, sperando in un Centrodestra compatto sul suo nome e cercando di accattivarsi anche solo poche decine di sostenitori fra i 233 parlamentari del Movimento Cinque Stelle.
La formazione politica inventata da Beppe Grillo, che definiva Berlusconi “uno psiconano“, ha sempre considerato Berlusconi l’emblema di tutto il peggio per l’Italia, assieme al Partito democratico. Se però si considera che il M5S a guida Conte è il più fedele alleato del PD nel Governo Draghi e che parecchi eletti fra i Cinque Stelle sono finiti nel Gruppo Misto sia alla Camera che al Senato, per la successione a Mattarella i calcoli di Berlusconi potrebbero non essere sbagliati. Sempre che non accada quel che accadde a Romano Prodi nel 2013: la sua mancata elezione al Quirinale per i famigerati 101 franchi tiratori di Centrosinistra e dintorni. La storia a volte si ripete, anche a parti invertite, e i nomi troppo esposti finiscono bruciati.
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