Cerimonia di commemorazione, stamani 3 settembre, in via Isidoro Carini a Palermo. Lì, 39 anni fa, un commando mafioso trucidò il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente scelto della Polizia di Stato Domenico Russo. Tra i presenti alla cerimonia il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, in rappresentanza del Governo e il generale Teo Luzi, comandante generale dell’Arma dei carabinieri. Ma anche la parlamentare europea Caterina Chinnici e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“A trentanove anni dal tragico agguato del 3 settembre 1982 a Palermo – ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – rendo commosso omaggio al ricordo del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa“. Mattarella ha ricordato anche “la signora Emanuela Setti Carraro” e “l’agente Domenico Russo“. Tutti “vittime della ferocia mafiosa“. “La loro barbara uccisione rappresentò uno dei momenti più gravi dell’attacco della criminalità organizzata alle Istituzioni.” ha continuato il capo dello Stato. Eppure, ha sottolineato il Presidente, l’eccidio del generale, di sua moglie e dell’agente “finì per accentuare ancor di più un solco incolmabile”. Una distanza sempre più grande, cioè, “fra la città ferita e la mafia”. Quella mafia “che continuava a volere determinare i destini” della città “con l’intimidazione e la morte“.
Il capo dello Stato si è soffermato anche sul ruolo svolto da Dalla Chiesa contro le organizzazioni terroristiche e di mafia. Un contributo indispensabile che fece compiere un salto di qualità alla lotta contro la crimininalità organizzata in Italia. “A quell’odiosa sfida – ha continuato Mattarella – la comunità nazionale nel suo complesso (…) seppe reagire“. E si fece forte “della stessa determinata e lucida energia di cui Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva già dato esempio.” Mattarella ha quindi ricordato “il brillante percorso” del generale “nell’Arma dei Carabinieri” e “nell’impegno contro organizzazioni criminali e terroristiche.” “Norme e poteri di coordinamento più incisivi diedero nuovo vigore alle strategie di contrasto alla criminalità organizzata” ha spiegato il Presidente. “E rafforzarono la fiducia degli apparati pubblici che la combattevano.”
Tutto questo accadeva “mentre, nella società civile, cresceva un sentimento di cittadinanza attiva.” Un elemento portatore “di una cultura dei diritti contrapposta alle logiche dell’appartenenza e del privilegio.” “Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un grande uomo delle Istituzioni” è il messaggio della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. “Le sue intuizioni investigative e metodologiche ancora oggi, a distanza di 39 anni dal vile agguato mafioso in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, risultano attuali e essenziali per il contrasto di ogni forma di criminalità organizzata“.
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