A una settimana dalla presa di Kabul da parte dei talebani aumenta il caos nella capitale dell’Afghanistan. I reporter di SkyNews, ancora presenti, parlano di “pandemonio assoluto” e “almeno tre” corpi senza vita per la ressa fuori dall’aeroporto. Ma un nuovo bilancio indica a 7 le vittime. Da giorni migliaia e migliaia di persone si accalcano alla ricerca disperata di un accesso ai voli umanitari in partenza per l’Occidente. I soldati della Nato, che presidiano lo scalo (ma i talebani controllano le vie di accesso) cercano di aiutare uomini, donne e bambini che provano a fuggire dal paese.
L’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul ha emesso un avviso di sicurezza consigliando ai cittadini americani di evitare di recarsi all’aeroporto. Nel suo avviso sul proprio sito web, l’ambasciata ha avvertito di “potenziali minacce alla sicurezza fuori dai cancelli“. “Stiamo consigliando ai cittadini statunitensi di evitare di recarsi in aeroporto.” L’appello è anche quello “di evitare i cancelli aeroportuali in questo momento a meno che non si ricevano istruzioni individuali da un rappresentante del governo degli Stati Uniti“. Il rischio è di potenziali infiltrazioni tra i talebani di Isis e Al Qaeda.
Continua intanto a crescere il numero di profughi che la nostra aviazione militare ha trasferito in Italia dall’Afghanistan grazie al ponte aereo. Altri 211 afghani, tra ex collaboratori e loro familiari, sono giunti stamattina poco dopo le 7 all’aeroporto di Fiumicino. Dal giugno scorso, quando con l’operazione Aquila 1 furono portati nel nostro paese 228 persone, sono più di 1500 i cittadini afghani tratti in salvo. E sono circa 1000 quelli trasferiti nel nostro Paese negli ultimi giorni. In attesa di definire le procedure di frontiera relative all’ingresso sul territorio nazionale, gli agenti hanno accolto i bambini distribuendo cappellini, album e matite colorate.
Un “grazie” per il lavoro e la sensibilità è arrivato dall’Unicef. Una volta in Italia, si trasferiscono i profughi sul territorio. In 80, di cui 33 donne, soprattutto collaboratori di aziende italiane e dell’ambasciata italiana a Kabul con le loro famiglie, sono arrivati in Alto Adige. I rifugiati vivono adesso nella base logistica dell’esercito a Colle Isarco, già utilizzata per l’emergenza Covid. Dopo il periodo di quarantena di dieci giorni, le famiglie cominceranno un percorso di integrazione.
All’attenzione delle autorità italiane anche la situazione sempre più drammatica dei giornalisti afghani. “Abbiamo il dovere – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) – di aiutare i colleghi afgani e le loro famiglie. Nei confronti di molti di loro è già partita una spietata caccia all’uomo.” La Fnsi ha già inviato un primo elenco di cronisti afghani in pericolo al ministero della Difesa. Nei prossimi giorni si continuerà a raccogliere le segnalazioni sulla situazione dei giornalisti in Afghanistan. E, facendo riferimento alla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), ci si adopererà per far sì che tutti i governi dell’Unione europea si facciano carico di offrire loro accoglienza.
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