In Polonia “il Governo ha ottenuto un primo sì sulla legge tv che vieta a Discovery di essere azionista dell’unica rete non filogovernativa. Una storia da seguire da vicino. In Europa democrazia è libertà“. Così su Twitter Paolo Gentiloni. Il commissario europeo per l’Economia è intervenuto a seguito del via libera del Parlamento polacco alle nuove normative che prevedono che i media polacchi siano controllati da proprietari nazionali. Di conseguenza il gruppo statunitense Discovery ha dovuto mettere in vendita la sua quota di maggioranza nella rete televisiva privata Tvn. Si tratta di uno degli ultimi network considerati indipendenti e critici sulle politiche del partito Legge e giustizia (Pis), di Jaroslaw Kaczynski, alla guida del Governo.
“Il progetto di legge polacca sulle trasmissioni invia un segnale negativo” ha dichiarato su Twitter la vicepresidente della Commissione europea responsabile per i Valori dell’Unione, Vera Jurova. Serve perciò un’iniziativa “per i media in tutta la Ue per difenderne la libertà e sostenere lo stato di diritto“. Il nuovo disegno di legge sui mass media che ha ricevuto l’ok dal Parlamento polacco è al centro di un forte dibattito pubblico a Varsavia.
L’opposizione lo ha fortemente criticato e lo ha definito un tentativo di mettere a tacere le voci critiche nei confronti del Governo. La motivazione ufficiale con la quale l’esecutivo di Jaroslaw Kaczynski ha giustificato la mossa sui network televisivi riguarda potenze straniere “ostili” come Russia e Cina: potrebbero prendere il controllo di canali tv nazionali, sostiene il Governo. Ecco perché da ora in poi soltanto persone di nazionalità polacca potranno formalmente detenere la proprietà delle emittenti.
Per i critici, invece, si tratta di una mossa per spingere l’americana Discovery a vendere il più grande network della Polonia, Tvn. Cosa che, appunto, a breve rischia di accadere. La legge è destinata ad inasprire le relazioni con gli Stati Uniti e ad aggravare le preoccupazioni dell’Unione europea sulla libertà dei media nel Paese. Due giorni fa migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Varsavia e in altre città per manifestare contro il provvedimento. La Polonia, con l’Ungheria di Orban, è forse il paese dell’ex blocco sovietico che, dopo una storica vicinanza all’Occidente in funzione anti russa, appare adesso sempre più distante dalle posizioni comunitarie. I leader di Varsavia, ma anche buona parte dei polacchi, vivono le normative e le intese siglate a Bruxelles come intromissioni nella politica nazionale al fine di controllare la nazione.
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