Si celebra oggi 12 maggio la Giornata Internazionale dell’Infermiere 2021. Una ricorrenza in onore di Florence Nightingale, considerata la madre dell’infermieristica moderna. Florence, così chiamata in onore di Firenze, la sua città natale, sebbene fosse britannica, nacque il 12 maggio 1820. Fu la prima ad applicare il metodo scientifico nel campo infermieristico attraverso l’utilizzo della statistica. Propose inoltre un’organizzazione degli ospedali da campo. Ed è proprio a Firenze che si celebrerà in modo particolare la Giornata dell’Infermiere. Tra i vari appuntamenti in programma nel capoluogo toscano, il primo congresso anti-Covid per i 454mila infermieri d’Italia.
Con lo slogan “Ovunque per il bene di tutti”, quest’anno il tradizionale incontro – che si ripete a ogni cambio del vertice della Federazione nazionale degli Ordini professioni infermieristiche (Fnopi), ogni 4 anni – si svolge in modo “itinerante”. Ovvero nel pieno rispetto delle regole di distanziamento e di tutte le misure contro la pandemia. Primo appuntamento oggi 12 maggio nella Sala del Cenacolo della Basilica di Santa Croce che riapre.
In totale sono 20 gli eventi in calendario, fino a dicembre prossimo. I rappresentanti del neo eletto comitato centrale della Fnopi toccheranno varie aree del Paese. “Il filo rosso che legherà le esperienze che contraddistingueranno le tappe del congresso Fnopi – si spiega in una nota – sarà l’infermieristica di prossimità. A partire dall’infermiere di famiglia e comunità, figura presente in Toscana dal 2018 e che, col decreto Rilancio del maggio 2020, è stata istituita per legge. Dovrebbe essere presente in tutte le Regioni.
Nella stesura del nuovo Recovery Plan, inoltre, assume un ruolo di protagonista proprio per l’assistenza sul territorio. La Missione 6 del Pnrr inviato a Bruxelles piace agli infermieri e a molti medici, infatti. Appunto perché raddoppia la disponibilità di risorse per l’assistenza sul territorio, ma anche perché parla la loro lingua: reti di prossimità, Casa della Comunità, domicilio, Ospedali di comunità. Sono gli strumenti su cui si sta impostando il nuovo modello per dare gambe all’assistenza territoriale formulata nel Recovery.
Medici e infermieri li abbiamo visti spendersi senza risparmio, a volte fino allo sfinimento, lo scorso anno nel momento della peggiore emergenza Covid. Alcuni di loro si sono ammalati e hanno perso la vita. Oggi continuano nella loro opera di assistenza quotidiana vicino a chi soffre, consapevoli che dal marzo scorso sono candidati al Premio Nobel per la Pace 2021. Il Comitato di Oslo ha espresso il suo benestare alla candidatura avanzata dalla Fondazione Gorbachev. Questa la motivazione: “Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria“. Nella quale “ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la propria”.
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