Irrompe sui social il dibattito nell’opinione pubblica sul ddl Zan. Di cosa si tratta? È un invito a far diventare virale la richiesta di accettazione del disegno di legge Zan contro l’omofobia. Dopo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso: la cacciata di casa di una ragazza a Firenze. Una giovanissima accusata dai suoi stessi familiari per il suo orientamento sessuale e quindi espulsa. Dopo quello che è accaduto a Malika Chalhy, questo il nome della ragazza, anche artisti e influencer si stanno unendo alla campagna social. Nella foto che pubblichiamo i messaggi pro ddl Zan con la scritta sul palmo della mano, di Alessandra Amoroso, Loredana Bertè e Vladimir Luxuria.
La legge prevede la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”. Ma anche il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere – o commette – violenza per gli stessi motivi. E poi la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi.
È questo l’hashtag che sta spopolando sui social. Cantanti, attori, politici, gente comune mostrano una mano con scritto “ddl Zan”. Appunto la proposta di legge contro omofobia, transfobia, misoginia e abilismo. In questi giorni è stata rimandata la sua discussione in senato ma, dopo l’aggressione a Malika Chalhy, divenuta virale la sua storia, i tempi per un’approvazione potrebbero accelerare. Il promotore del disegno di legge è Alessandro Zan, deputato del Pd, politico e attivista Lgbt. Come sempre avviene in questi casi, la legge che potrebbe entrare in vigore sta subendo critiche da destra e da sinistra. Non solo, cioè, da parte dei conservatori e del centrodestra, ma anche da alcune personalità progressiste. Per esempio femministe storiche come Alessandra Bocchetti, la regista Cristina Comencini, lo storico Beppe Vacca, l’ex sindacalista Giorgio Benvenuto, l’ex presidente di Arcigay Aurelio Mancuso. “Serve subito una legge – dicono -, ma questa è un progetto pasticciato”.
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