Da paladina della Constance a paladina delle neo-mamme in un colpo di stories. Non per aver fatto tendenza ma per aver dato voce ad un disagio comune, chiaramente condiviso da buona parte dei suoi 28 milioni di follower. «Quel corpo mi aveva dato un bambino. E stava producendo l’intera scorta di cibo per quel bambino. Che bel miracolo», ha raccontato ancora Blake Lively. «Ma invece di sentirmi orgogliosa, mi sentivo insicura. Semplicemente perché non mi adattavo ai vestiti. Quanto è sciocco in retrospettiva».
Sciocco ma comprensibile, se non dimentichiamo il supplizio mediatico a cui la star è stata sottoposta anche in occasione del suo red carpet per il film The Rhythm Section, nel gennaio 2020. Fasciata nel suo Dolce&Gabbana nero con scollo a barca, con quell’apparizione aveva scatenato gli haters – ma in fondo mica solo quelli – a googlare “Blake Lively ingrassata”. E poi a darle della grassa sui social. Oltre che, immancabilmente, ad accusarla di non aver ritrovato il suo peso forma (che sacrilegio…). Erano passati appena 4 mesi dal suo terzo parto. Ora Blake torna a porre l’accento su come, probabilmente, il problema parta alla base, prima ancora di sfociare nel giudizio maligno del web. Per farlo si appella all’industria della moda, a cui chiede complicità e supporto a nome di tutte le donne. Non solo di quelle che devono sfoggiare un look da star su un red carpet dopo aver partorito, fasciate in un abito a sirena come se niente fosse. D’altronde se esistono abiti pre-maman perché non dovrebbero esistere anche abiti post-partum?
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