La rivalorizzazione è un altro elemento fondamentale nella realizzazione dei soffici cappellini Monsai
Non si tratta di riciclo o rigenerazione, che prevedono il recupero di filati non vergini, ovvero di filati provenienti da vecchi capi e impiegati per crearne di nuovi, ma si tratta di un vero e proprio lavoro di valorizzazione, ovvero l’utilizzo del miglior cashmere fino all’ultimo filo. I Monsai sono realizzati infatti con cashmere di altissima qualità che proviene da un luogo unico al mondo, gli altopiani della Mongolia. Qui, durante i mesi più freddi dell’anno, le temperature precipitano sotto lo zero e proprio queste gelide condizioni termiche favoriscono la crescita del preziosissimo sottopelo invernale delle capre Hircus, da cui deriva il pregiato cashmere Malo.
L’unico periodo dell’anno utile per la raccolta della preziosa fibra, che dà origine al cashmere più puro, è la primavera, quando l’aria si riscalda e le greggi perdono parte del proprio manto. Le fibre più preziose destinate alle lavorazioni della miglior qualità vengono raccolte tramite pettinatura per produrre i Monsai. Questa è una speciale tecnica manuale perfezionata nel corso dei secoli dai pastori locali. Un’arte, quella della pettinatura, molto antica che viene eseguita con estrema cura e attenzione. Tutto ciò avviene in quanto il benessere degli animali è di vitale importanza per i piccoli allevatori della Mongolia.
I Monsai quindi non sono semplici cappellini in cashmere, ma un distillato di significati, valori e culture
Sono accessori, caldi e avvolgenti, densi di una storia che, dalla tradizione giapponese, viaggia attraverso gli altopiani della Mongolia, approdando infine nelle terre fiorentine, depositarie dell’antica arte della maglieria, cuore pulsante, anima e tempio di Malo.
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