Man mano che avanza la pandemia di Covid nel mondo crescono di pari passo gli studi scientifici sul nuovo coronavirus. Quanto è contagioso? Stando all’analisi dei genomi virali, prelevati da oltre 46mila malati di Covid in 99 Paesi del mondo, il virus Sars-CoV-2 sembra che effettivamente muti ma senza – finora – diventare più contagioso per l’uomo.

Adattare i vaccini alle mutazioni

Si tratta di una buona notizia, per quanto sia possibile definirla così. Una nuova piccola certezza che arriva dallo studio, coordinato dall’University College di Londra (Ucl) e pubblicato sulla rivista Nature Communications. Una ricerca che documenta più di 12.000 mutazioni. E tuttavia nessuna di queste sembra aver dato un particolare vantaggio evolutivo al coronavirus. Continuare il monitoraggio sarà fondamentale anche nei prossimi mesi, spiegano gli esperti. L’obiettivo finale è quello di riuscire ad adattare i futuri vaccini alle eventuali forme mutanti di Sars-CoV-2. In questa fase “dobbiamo restare vigili”, affermano i ricercatori. Stanno arrivando i vaccini. E, proprio il vaccino potrebbe aumentare la pressione selettiva sul virus favorendo la comparsa di nuove forme mutanti.

“Un virus stabile…”

“Siamo convinti che riusciremo a individuarle prontamente in modo da adattare i vaccini per tempo, se necessario”, rassicura il coordinatore dello studio, Francois Balloux dell’Ucl. Dello stesso parere anche l’immunologa Antonella Viola dell’Università di Padova. Secondo la studiosa italiana citata dall’Ansa, il Sars-Cov-2 è un virus “piuttosto stabile”. Emergono ogni tanto delle varianti, spiega la professoressa Viola, ma per il momento “quella che si è diffusa da noi è sempre la medesima.” I vaccini in studio sono efficaci verso la variante che circola e alcuni in particolare, come quello di Pfizer e Moderna, “hanno questa caratteristica . afferma Antonella Viola -: se tra un anno il virus fosse mutato sarebbe facile adattarli”.

Il salto di specie e l’adattamento

Finora sono 12.706 le mutazioni individuate nel genoma di Sars-CoV-2, indotte per lo più dall’azione del sistema immunitario dell’uomo. I ricercatori ne hanno esaminate in particolare 185 che durante la pandemia sono comparse almeno tre volte in modo indipendente. Si è potuto osservare che nessuna di queste ha dato un particolare vantaggio ai virus portatori. Nessuna mutazione ha aumentato la trasmissibilità. “Il virus – commenta la genetista Lucy van Dorp dell’Ucl – potrebbe aver già raggiunto il suo massimo adattamento all’ospite umano nel momento in cui lo abbiamo scoperto”. Si stima infatti che il virus abbia fatto il salto di specie verso l’uomo tra ottobre e novembre 2019, mentre i primi genomi virali studiati risalgono alla fine di dicembre dello stesso anno. “È possibile che a quel punto – conclude Francois Balloux – le mutazioni cruciali per la trasmissibilità negli umani fossero già emerse e fissate”.