Dopo la domenica delle Palme, celebrata da Papa Francesco in una surreale basilica di San Pietro vuota, comincia oggi 6 aprile la Settimana Santa. Per i cristiani si tratta del periodo più “forte” dell’anno dal punto di vista spirituale e della preghiera, assieme al Natale.
Tutto il mondo deve fare i conti, adesso, con la pandemia del nuovo coronavirus Sars-CoV-2. Il pericolo di contrarre il Covid-19 – la patologia generata dal coronavirus che, in alcuni casi, porta alla morte – impedirà la normale celebrazione dei riti del cosiddetto Triduo Pasquale. Si tratta delle celebrazioni che vanno dal Giovedì Santo (Ultima Cena di Gesù) alla domenica di Pasqua (Resurrezione dopo la morte in croce). In condizioni “normali” le celebrazioni pasquali sono affollate di credenti. Anche da chi pratica i riti soltanto in questa occasione. Esiste dunque un desiderio e un sentimento di partecipazione che quest’anno, per la prima volta e forse senza precedenti, sarà frustrato.
Si è sviluppato così un dibattito sull’opportunità di riaprire le chiese alle celebrazioni della Pasqua, anche solo per alcuni giorni, onde permettere a tanti cristiani di prendere parte alle messe. Difficile, per non dire impossibile, che però questo accada. I riti della Settimana Santa non saranno accessibili dalle persone. Solo fruibili in televisione e/o sui social media. Mercoledì 25 marzo, infatti, il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato un Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Un documento con cui – spiega la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) in una nota – “su mandato del Santo Padre” si fa il punto della situazione.
il Decreto della Congregazione stabilisce che i vescovi e i sacerdoti “evitino la concelebrazione e celebrino i riti della Settimana Santa senza concorso di popolo”. Il Decreto chiede che i fedeli siano invitati a unirsi alla preghiera nelle proprie abitazioni, anche grazie alla trasmissione in diretta dei vari momenti celebrativi e alla valorizzazione di sussidi curati per la preghiera familiare e personale.
Per il giorno (giovedì 9 aprile) in cui i credenti ricordano l’Ultima Cena di Gesù e l’istituzione dell’Eucaristia, il Decreto concede in via straordinaria ai presbiteri la facoltà di celebrare la messa senza concorso di popolo. Stabilisce che siano omesse la lavanda dei piedi e la processione al termine della celebrazione: il Santissimo viene riposto nel Tabernacolo.
È il giorno (venerdì 10 aprile) della morte di Gesù, della sua deposizione dalla croce e sepoltura. Riprendendo l’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12) il Decreto vaticano chiede che il vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”.
Nella notte fra il Sabato Santo (sabato 11 aprile) e la Domenica di Pasqua (domenica 12 aprile) si celebra la veglia e quindi la messa della Pasqua. Prima di quelle del giorno delle domenica. Il Decreto prescrive che sia celebrata esclusivamente nelle chiese cattedrali e parrocchiali. Rinvia i battesimi e prevede che si mantenga soltanto il rinnovo delle promesse battesimali. Naturalmente, anche in questo caso, nessun “concorso di popolo”.
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