Il coronavirus non si ferma. Come indicato dagli esperti – e sottolineato in un’intervista a VelvetMag del professor Pierluigi Lopalco dell’Università di Pisa – l’epidemia fa il suo corso. Allargandosi progressivamente dal Nord Italia al resto del Paese. Di fatto, già da alcuni giorni, la patologia derivante dal Covid-19 ha già colpito sia le regioni del Centro che quelle del Sud. Non c’è più alcuna regione italiana rimasta indenne.

Crescono però i timori nella sanità. Come reagiranno le strutture sanitarie del Sud, più deboli di quelle del Nord, qualora dovesse esserci un’ondata di contagi particolarmente aggressiva? Sarebbero, gli ospedali, in grado di contenere l’espandersi del virus? La politica prova a rispondere, sia pure in mezzo alle polemiche che infuriano sulla gestione dell’emergenza.

Il governo Conte, in particolare, lancia segnali all’Unione europea. “I contatti fra noi ministri europei in questi ultimi giorni hanno evidenziato che, nonostante una forte volontà politica di collaborazione, vi è la necessità di un ancora più significativo e veloce coordinamento europeo“. Così il ministro della salute, Roberto Speranza. Il titolare della sanità è intervenuto al Consiglio Ue Salute straordinario convocato per discutere sull’evoluzione del Covid-19.

“Se siamo l’Ue” sul coronavirus “ci dobbiamo aiutare – dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio -. Questo significa anche mettere in comune materiale sanitario. E qualsiasi tipo di reazione, rispetto al rischio di infezione deve essere univoca”. “A livello europeo c’è una grande preoccupazione perché il coronavirus non è solo il tema di un singolo Paese ma avrà un impatto internazionale, sia dal punto di vista sanitario che economico. Quello che ho ribadito ai Paesi europei è che l’Italia merita rispetto ed il massimo sostegno. Non accetteremo nessuna discriminazione a danno di italiani”.