La comandante della nave di soccorso Sea Watch 3, Carola Rackete, è entrata nel porto di Lampedusa correttamente. In base alle disposizioni sul “salvataggio in mare”. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nelle motivazioni depositate il 26 febbraio. Ragioni giuridiche che confermano il “no” all’arresto della capitana.

I magistrati della Suprema Corte spiegano che “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare”. Bensì “comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”.

Come è noto lo scorso anno Rackete, che a bordo della Sea Watch 3, della omonima Ong tedesca, trasportava migranti naufraghi, forzò il blocco navale italiano voluto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. La motovedetta della Guardia di Finanza le impediva l’ingresso ma df per impedirle l’accesso al porto.

Secondo gli ermellini legittimamente si è esclusa la “natura di nave da guerra” della motovedetta. Infatti al comando non c’era un ufficiale della Marina militare, come prescrivono le norme, ma un maresciallo delle Fiamme Gialle. Dunque Rackete ha agito in maniera “giustificata” dal rischio di pericolo per le vite dei migranti a bordo della sua nave.

Carola Rackete e Matteo Salvini, durissimo fu lo scontro fra i due lo scorso anno