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Dolce & Gabbana: maxi risarcimento a Maradona, ecco perché

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Ben 70 mila euro di risarcimento oltre agli interessi legali. Questa la cifra che, in una sentenza, il Tribunale civile di Milano ha stabilito debba essere versata da Dolce&Gabbana srl a Diego Armando Maradona. Motivo? La “indebita utilizzazione” e l’indebito “sfruttamento a fini commerciali del nome” del Pibe de oro. Qualcosa che sarebbe avvenuto nel corso di un evento a Napoli nel 2016.

In quell’occasione una modella (foto in alto) sfilò con una maglia azzurra simile a quella del Napoli e che riportava il nome di Maradona sopra il numero 10. Questi i fatti. Nel 2016 Dolce & Gabbana partecipano a un evento sulla “napoletanità” e pensano bene di far sfilare una modella con addosso una maglietta azzurra e il numero 10. Una maglietta con la scritta “Maradona” sulla schiena.

Il fatto è che Diego ha professionisti che ne curano benissimo l’immagine. A Dolce & Gabbana non sono bastate le scuse né un mazzo di rose (sic!) fatto arrivare direttamente a Maradona. Il quale ha portato in tribunale una delle case di moda più famose al mondo e ha vinto.

Per il giudice Paola Gandolfi, il nome di Maradona “veicola (…) particolari suggestioni di fascino storico e di eccellenza calcistica” e “non può essere consentito a terzi imprenditori di farne uso alcuno, senza il consenso dell’avente diritto”. Il campione argentino è stato assistito nella causa dagli avvocati e professori Ulisse Corea (Studio Marini), Antonio Tigani Sava e Luca Albano.

Insomma, non è legale farsi pubblicità con il nome di un altro. E in maniera così esplicita. Vale per Maradona nella circostanza, e per ogni atleta, anzi per ogni personaggio famoso che possa essere usato senza nemmeno dirglielo, senza chiedergli il permesso. E senza versargli il dovuto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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