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Make-up, nei trucchi mal conservati si annidano potenti batteri

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La stragrande maggioranza dei prodotti per il trucco, come mascara, spugnette per il trucco e lucidalabbra sono contaminati da super-batteri. Potenzialmente letali. Si tratta di escherichia coli, ad esempio, oppure degli stafilicocchi.

La maggior parte degli strumenti che le donne utilizzano per il make-up, infatti, non viene pulita e viene usata ben oltre la data di scadenza. Questa scarsa cura porta a renderli covi ideali per i batteri. A dirlo è una ricerca dell’Aston University pubblicata sul Journal of Applied Microbiology.

Nello studio, condotto nel Regno Unito, è emerso che nove prodotti su dieci avevano batteri. Organismi in grado di causare malattie. Patologie di vario tipo: dalle infezioni della pelle a quelle del sangue, se usati vicino ad occhi, bocca o tagli ed escoriazioni.

Questo rischio è maggiore per le persone immunocompromesse che hanno maggiori probabilità di contrarre infezioni batteriche. Le spugnette per il trucco hanno riscontrato i più alti livelli di batteri potenzialmente dannosi. Con la stragrande maggioranza (il 93%) che non è mai stata pulita. Nonostante oltre i due terzi, il 64%, siano cadute sul pavimento durante l’uso.

Oltre alla conservazione e al mantenimento da parte dei consumatori, i ricercatori pongono l’obiettivo sulle produzioni. Per gli studiosi le linee guida dell’Unione europea impongono ai marchi di make-up rigorosi standard igienici.

Con la Brexit, proseguono, i consumatori del Regno Unito potrebbero essere ancora più a rischio. Ciò in quanto non saranno più protetti dalle normative dell’Ue. Di conseguenza potrebbero ritrovarsi ad acquistare più prodotti di bellezza dagli Stati Uniti. E negli Usa non ci sono requisiti normativi simili agli standard europei.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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