Ci siamo, il tanto temuto giorno è tornato dall’oscurità dei calendari, per la “gioia” dei superstiziosi: oggi è venerdì 17. La credenza che questo numero porti sfortuna, però, è soprattutto italiana. Ricordate il famosissimo film “Era di venerdì 17” di Mario Soldati? Addirittura, apprendiamo da una foto sul web, che in un velivolo Alitalia manca la fila di sedili numero 17. Roba da pazzi. Per di più, in altre parti del mondo, questa è addirittura una data fortunata! Nei Paesi anglosassoni, per esempio, il famoso numero sfortunato non è il 17, bensì il venerdì 13. Ma, possiamo dire, che anche in Italia quest’ultima non sia proprio la data più felice. In Spagna, Grecia e Sudamerica, invece, il giorno sfortunato è martedì 13.
Ma, andiamo con ordine, cercando di spiegare le origini della eptacaidecafobia. Anche se sembra una parola impronunciabile, è semplicemente la paura del numero 17, ancor di più se esso si associa al venerdì.
Già nell’antica Grecia, i nostri predecessori avevano un grande problema con il numero 17. Era disprezzato soprattutto dai seguaci di Pitagora, perché cifra ponte tra il 16 e il 18. Questi due numeri, infatti, secondo i pitagorici, erano perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6. Anche se non è un buon motivo per condannare il 17, almeno avevano una motivazione pseudo-scientifica ad avvalorare la loro tesi.
Ma anche la religione ha accresciuto questa leggenda attorno al numero 17. Nell’Antico Testamento è scritto, nella Genesi, che il diluvio universale ebbe inizio proprio il 17 del secondo mese. Questa affermazione, però, perde valore se confrontata con la credenza, espressa nella Cabbala ebraica, che il numero 17 sia addirittura propizio. Il motivo? E’ il risultato delle somma del valore numerico delle lettere ebraiche tet, waw, beth. In ordine, queste lettere danno la parola tov, che significa “buono, bene”.
Nell’Antica Roma, invece, ritorna il presagio nefasto del numero 17. Sulle tombe dei defunti, era comune leggere la dicitura “VIXI” che, letteralmente significa “vissi”, ovvero “sono morto”. Questa stessa parola è anche l’anagramma di XVII che, nel sistema di numerazione romano, è proprio il numero 17.
Addirittura qualcun altro dice che, la credenza circa il numero 17, derivi da un episodio dalla Battaglia di Teutoburgo. Questa, avvenuta nel 9 d.C., tra i romani e i germani (di Arminio). Vennero del tutto distrutte le legioni 17, 18 e 19. A causa di questa sciagura, questi numeri, considerati ormai malaugurati, non furono più attribuiti ad alcuna legione romana.
In particolare, la giornata di oggi, con il suo venerdì 17 sul calendario, è una ricorrenza considerata particolarmente sventurata. Probabilmente perché è l’unione di due elementi nefasti: il numero 17 (di cui sopra) e il giorno della settimana in cui è avvenuta la morte di Cristo.