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Chico Forti, la ‘ndrangheta e le minacce a Travaglio e Lucarelli

Una storia dai tratti quasi surreali, tutta da provare ma molto inquietante, emerge dal carcere di Verona

In un Paese come l’Italia può succedere di tutto: anche che i magistrati aprano un’inchiesta sull’ergastolano Chico Forti, tornato dagli Stati Uniti a scontare il carcere a Verona, per sue presunte dichiarazioni, tutte da provare, ma semplicemente agghiaccianti. La Procura di Verona ha infatti aperto un fascicolo perché un detenuto del carcere di Montorio ha riferito che l’ex campione di surf gli avrebbe chiesto di contattare qualche criminale ‘ndranghetista per “mettere a tacere” il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, la giornalista Selvaggia Lucarelli e una terza persona.

Il Garante nazionale dei detenuti ha attivato accertamenti. “Se questi dati fossero accertati, sarebbe un fatto molto grave. Per il momento però sono stati solo avviati gli accertamenti, nei limiti delle facoltà del Garante” si apprende da ambienti del Garante stesso. Secondo quanto riportano il Fatto e il Corriere della Sera, in cambio Forti avrebbe promesso un aiuto futuro al detenuto a cui si sarebbe rivolto, non appena riottenuta la libertà. In Procura ci si limita a confermare l’indagine. “Abbiamo già avvertito le istituzioni e sentito tutti i possibili protagonisti – dice il capo della Procura Raffaele Tito Per noi naturalmente non è una fesseria ma non aggiungo altro“.

Chico Forti Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli
Da sin., Chico Forti, Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Foto Ansa/VelvetMag

Quel titolo del Fatto

Allarmato dalla rivelazione, lunedì 1 luglio il confidente ha fatto giungere un messaggio al direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. La Procura ha poi sentito 3 testimoni, fra i quali anche un secondo detenuto che ha assistito all’incontro di Forti con colui che avrebbe dovuto prendere contatto con la ‘ndrangheta. Al momento il fascicolo è contro ignoti perché i pm non hanno ancora individuato il reato.

Della vicenda sono informati il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la Prefettura di Verona, il Tribunale di sorveglianza e la Direzione distrettuale antimafia di Torino. All’origine del presunto accanimento per interposta persona di Chico Forti contro Travaglio e Lucarelli potrebbe esserci il titolo in prima pagina del Fatto Quotidiano lo scorso 19 maggio.

Il giorno prima Forti era rientrato in Italia dopo 24 anni di carcere negli Usa – una carcerazione da molti considerata iniqua e carico di un innocente – e il giornale diretto da Marco Travaglio aveva aperto titolando: “Benvenuto assassino“. Destinato al carcere di Verona, Chico Forti è stato accolto al suo arrivo dalla premier Giorgia Meloni in persona, che molto si era adoperata per ottenere dall’America il suo rientro in patria. Il giornalista e celebre volto televisivo, Bruno Vespa, lo ha intervistato come una star in prima serata su Rai Uno il 31 maggio alla sua trasmissione Cinque Minuti.

Chico Forti Italia Giorgia Meloni
Chico Forti con Giorgia Meloni al suo arrivo in Italia lo scorso maggio. Foto Ansa

Perché deve scontare un ergastolo

Ma chi è Chico Forti? Enrico Forti, detto Chico, è un ex velista italiano, campione di windsurf, nato a Trento nel 1959. Nel 1990 si trasferisce in Florida con la moglie e i figli, dove avvia un’attività di produzione televisiva. Nel 1998 lo accusano dell’omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, proprietario del Pikes Hotel di Ibiza, alle Isole Baleari, celeberrimo albergo di vip e rockstar degli Anni Ottanta. Alcuni surfisti trovano il cadavere del ragazzo il 16 febbraio di quell’anno sulla spiaggia di Sewer Beach a Miami.

Secondo gli inquirenti, Dale Pike avrebbe incontrato Forti per annullare l’acquisto da parte di quest’ultimo del Pikes Hotel. Il manager dell’albergo, Antonio Fernandez, riferì agli investigatori che l’ex campione italiano avrebbe tentato di acquistare l’immobile raggirando il proprietario Anthony Pike, affetto da demenza. I contrasti tra i due si sarebbero conclusi con l’omicidio. La vicenda umana e giudiziaria di Forti, condannato all’ergastolo per l’assassinio di Dale Pike, ha spaccato l’opinione pubblica fra colpevolisti e innocentisti. Non mancano, per altro, seri dubbi sulla reale colpevolezza dell’italiano.

Chico Forti Italia manifestazione liberazione
Una manifestazione per la liberazione di Enrico “Chico” Forti nel 2020 a Roma. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Forti potrebbe tornare libero

Ma, comunque sia, la condanna che ha ricevuto in America è definitiva. Il punto, semmai, è che ora che si trova in Italia per continuare a scontare la sua pena, Forti in realtà potrebbe tornare libero. Perché adesso è sottoposto alle leggi italiane e potrebbe beneficiare della libertà condizionale. Inoltre potrebbe uscire dal carcere e cominciare a vivere un periodo di libertà vigilata. Al termine di questa eventuale fase della sua carcerazione, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà. Certo, dopo la presunte richieste di “mettere a tacereTravaglio e Lucarelli per lui tutto ora si complica.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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