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Rifugiati raddoppiati in 10 anni: il 73% arriva da soli 5 paesi

Rapporto ONU, l'Italia ne accoglie pochi, ma ha percorsi di integrazione che funzionano. Fuggono da miseria, fame, guerra e cambiamenti climatici

Le persone costrette a scappare dal proprio paese per rifugiarsi in un altro, i cosiddetti rifugiati, sono 120 milioni in tutto il mondo: un numero che continua ad aumentare. Fuggono dalle guerre ma anche dalla miseria e dalla distruzione dei territori provocata dagli effetti dei cambiamenti climatici. A livello planetario negli ultimi 10 i rifugiati sono raddoppiati. Lo denuncia il Rapporto Global Trends 2024 dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati.

Il motivo? Vecchi e nuovi conflitti dal Sud del mondo alla Siria, dove la guerra civile dura da 13 anni in un susseguirsi di violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. A una settimana dalla giornata mondiale del rifugiato (il 20 giugno), il rapporto dell’Agenzia dell’ONU certifica una popolazione di persone in fuga dal proprio paese quasi pari a quella dell’intero Giappone. Il numero di rifugiati continua a crescere ininterrottamente da 12 anni. Solo nel 2023 si è registrato un aumento di 10 milioni di persone – uomini, donne e bambini – in fuga. Complici i conflitti sanguinosi in Palestina, in Ucraina e in Sudan.

Rifugiati mondo Italia
Foto Ansa/Epa Orlando Barria

I rifugiati a causa del clima

Ma non solo. Nei primi mesi del 2024, altri 6 milioni esseri umani sono stati costretti a lasciare le loro case. Tre su quattro provengono da paesi dove l’emergenza climatica è parte della vita quotidiana delle persone. Sono i rifugiati climatici: costretti ad abbandonare il luogo in cui vivono a causa di disastri naturali. “Dietro a questi numeri, in netto aumento, si nascondono innumerevoli tragedie umane” ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Questa sofferenza deve spingere la comunità internazionale ad agire con urgenza per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati“. “È giunto il momento che le parti in conflitto rispettino il diritto bellico e il diritto internazionale. Il fatto è che senza una cooperazione migliore e sforzi concertati per affrontare conflitti, violazioni dei diritti umani e crisi climatica, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere, portando nuova miseria e costose risposte umanitarie“.

Servono percorsi di inclusione” ha esortato Grandi. Il suo è un monito rivolto soprattutto ai paesi più ricchi che, nello sforzo di accoglienza, non fanno abbastanza. A dirlo sono i numeri. I grandi paesi industrializzati accolgono appena il 21% dei rifugiati, mentre la maggior parte di chi scappa finisce col fermarsi in luoghi non troppo lontani ma non sempre sicuri.

I rifugiati in Italia

Il primato di accoglienza dei rifugiati spetta a Iran, Turchia, Colombia e Pakistan. La Germania arriva solo quinta, conquistando il titolo di primo paese d’Europa ad aprire le porte a un numero elevato esseri umani che giungono sia dalla rotta balcanica che via mare dall’Italia.

Ma quanti sono i rifugiati che arrivano in Italia? I dati lo dimostrano oramai da molti anni: l’Italia non è certo tra i paesi che accolgono di più. Si contano appena 138mila titolari di un permesso di protezione internazionale. A essi si aggiungono 147mila richiedenti asilo, mentre si stimano circa 3mila persone apolidi – cioè senza cittadinanza di alcuno Stato, quindi in una condizione sociale di gravissima debolezza – e 161mila cittadini ucraini titolari di protezione temporanea presenti in Italia.

Da dove arrivano i profughi

La gestione degli arrivi, quindi, non sarebbe difficile per i numeri esageratamente alti ma per la mancanza di adeguati percorsi di integrazione. Tra gli esempi positivi, però, si segnala il programma Welcome Working for refugee integration. Un progetto che in soli 7 anni ha coinvolto oltre 700 aziende che hanno realizzato oltre 30mila percorsi di inserimento lavorativo.

Afghanistan rifugiati guerra
Rifugiati afghani. Foto Ansa/Epa

Grazie a questa iniziativa, dal 2015 ad oggi, in Italia, sono state reinsediate 2.805 persone rifugiate e dal 2017 sono state trasferite dalla Libia, attraverso evacuazioni e corridoi umanitari, 1.510 persone vulnerabili a cui seguiranno circa altre 1.300 persone nei prossimi 3 anni.

Il 73% dei rifugiati, secondo il rapporto dell’Unhcr, proviene da cinque Paesi: Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan. Ad avere il triste primato della popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è l’Afghanistan. Nel mondo una persona su 6 che scappa da guerre e persecuzioni in cerca di condizioni migliori viene da lì.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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