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Europa, tre donne decideranno il futuro del Continente

Dopo le elezioni bisogna fare la Commissione ed entrano in gioco Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Marine Le Pen

Concluse le elezioni dell’8 e 9 giugno, l’attenzione si sposta sugli equilibri politici a Bruxelles, cuore dell’Europa politica. Una cosa è certa: la residente uscente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si ricandida e punta a un secondo mandato a palazzo Berlaymont. Entro l’estate, infatti, il nuovo Parlamento sarà chiamato a dare la sua fiducia al nuovo capo dell’esecutivo europeo. 

Per ora Ursula von der Leyen ha vinto e convinto nel primo tempo della sua partita per il bis. Ma la gara non è finita. Tutt’altro. A Bruxelles è arrivato il tempo delle trattative. Ce la farà la maggioranza uscente a riformare quella blindatura per l’ex ministra tedesca che le consentirebbe di restare in sella? La valanga di consensi alle forze politiche sovraniste in molti dei 27 paesi dell’Unione ha innescato il riflesso del compattarsi per mantenere intatti gli equilibri.

Elezioni Ue commissione von der leyen
Foto Ansa/Epa VelvetMag

Verso l’Europa che verrà

Von der Leyen e Manfred Weber – il democristiano tedesco capo del Ppe, la maggiore forze politica della nuova Eurocamera – hanno fatto sapere che avvieranno negoziati dai socialisti e dai liberali. I quali hanno dato un’immediata apertura a una condizione: Giorgia Meloni e le sue ‘truppe’ dei Conservatori europei non devono far parte della coalizione che sosterrà la nuova Commissione.

Ma non è così semplice. In realtà in Europa tutti dovranno tenere conto di Meloni e Marine Le Pen. Ora, il dialogo tra il Ppe e la leader del Rassemblement national non è mai stato ipotizzabile. Quello con la presidente del Consiglio italiana, invece, è stato una possibilità concreta fino ad una manciata di giorni fa. Ma Ursula von der Leyen deve adesso muoversi con prudenza. Aprire esplicitamente a Giorgia Meloni e ai Conservatori significherebbe perdere i voti del gruppo Socialisti e Democratici e dei centristi macroniani di Renew. O almeno di una loro parte. “Se il Ppe negozia con i Conservatori e Riformisti (il gruppo di centrodestra che fa capo a Giorgia Meloni, ndr.) noi non ci saremo“, ha avvertito il Partito socialista europeo.

Hayer Europa Commissione trattative
Valerie Hayer (prima da sinistra), capo del gruppo Renew. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

I negoziati sono aperti

Nessun accordo con Meloni, con il PiS (il partito della destra polacca, ndr.), con Reconquête (l’estrema destra francese, ndr.). È l’estrema destra e noi vogliamo preservare il cordone sanitario“, ha rincarato la dose la capogruppo di Renew Valerie Hayer. Entrambi i partner del Ppe hanno il miglior jolly da giocarsi con i Popolari: sono indispensabili per riformare la maggioranza Ursula. Il Ppe ha tutta l’intenzione di mettere sul tavolo un punto: sono loro i vincitori delle elezioni in Europa di fronte a un asse franco-tedesco uscito quasi a pezzi dalla tornata elettorale.

Le danze, per così dire, si apriranno il 17 giugno con la cena informale dei 27. I negoziatori saranno Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe, Pedro Sanchez e Olaf Scholz per i Socialisti. A margine del G7 in Italia – dal 13 al 15 giugno in Puglia a Borgo Egnazia – quasi certamente i leader dell’Europa parleranno fra loro. Von der Leyen ha chiarito che nei negoziati partirà dal Pse e “dalle grandi famiglie europee che hanno ben collaborato” ma lascerà “le porte aperte” ad altri. A chi? Il primo indizio porta ai Verdi, che sono filo-Ucraina e una garanzia di sostegno a quel Green Deal che le destre e i sovranisti hanno come primo bersaglio. I giochi sono aperti e nulla è scontato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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