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Elezioni europee in Olanda, la sinistra è in vantaggio

In base agli exit poll la coalizione formata da laburisti e verdi incasserebbe più seggi dei sovranisti di destra al Governo del paese

Olanda controcorrente rispetto ai sondaggi della vigilia per le elezioni europee. L’ultradestra non sfonda. I primi exit poll nel paese dei tulipani – che ha aperto la maratona elettorale europea (l’8 e 9 giugno si vota in Italia) – confermano il vantaggio della coalizione Laburisti-Verdi. La guida l’ex vicepresidente della Commissione Ue ed ex Commissario europeo, Frans Timmermans. A guidare l’estrema destra è invece Geert Wilders.

Dunque in base ai primi dati, ancora non definitivi, l’alleanza europeista sarebbe in testa. E andrebbe a incassare 8 seggi all’Eurocamera, rispetto ai 7 assegnati al Partito per la libertà (Pvv) di Wilders. Per il leader anti-Islam, euroscettico e xenofobo si tratta comunque di una vittoria. Alle europee del 2019 aveva ottenuto un solo seggio. L’affluenza alle urne è stata bassa in Olanda: del 47% secondo una stima Ipsos. In aumento, tuttavia, rispetto al 42% di 5 anni fa. La partita resta aperta. L’esito si capirà soltanto domenica sera 9 giugno, con i dati reali dello scrutino di tutti i 27 Stati dell’Unione al voto.

Frans Timmermans elezioni europee Olanda
Il leader dei verdi olandesi, Bas Eickhout, col capo dei laburisti, Frans Timmermans (a destra). Foto Ansa/Epa Sem van der Wal

Olanda, la battaglia dei seggi

Il ticket Laburisti-Verdi perderebbe nel complesso un seggio rispetto agli attuali 9. Ma avrebbe arginato l’ondata sovranista che i sondaggi davano invece vincente. Dietro ai due rivali di punta in Olanda seguono con 4 seggi i liberali di destra del premier uscente Mark Rutte, guidati da Dilan Yesilgoz.

Perdono comunque un seggio rispetto ai 5 dell’ultima legislatura. I cristiano-democratici (Cda) si accaparrerebbero invece 3 seggi (-1) al pari dei liberali di sinistra D66 (+1). Il Movimento dei contadini (BBB) farebbe per la prima volta il suo ingresso all’Eurocamera ottenendo 2 seggi, così come gli altri alleati di governo di Wilders, i centristi di Pieter Omtzigt, che avrebbero però soltanto un seggio.

Fuori dai giochi invece il Forum per la democrazia (FvD) guidato dal leader populista Thierry Baudet. Anche in questo caso i sondaggi sembrano essere stati smentiti. Invece che almeno un seggio, per il Forum ci sarebbe una sonora débâcle: la perdita di tutti e 4 gli attuali seggi a Strasburgo. Dal canto suo Gert Wilders – azionista di maggioranza del Governo olandese, alla guida del quale è arrivato l’ex capo dei servizi segreti Dick Schoof – canta vittoria.

È super emozionante perché possiamo ancora diventare i più grandi quando domenica verranno annunciati i risultati finali!” si è affrettato a scrivere su X. Invece Frans Timmermans, scongiurato il sorpasso dell’acerrimo nemico, ha scelto la prudenza, in vista della proclamazione dei risultati ufficiali. E ha onorato il risultato dell’alleanza rosso-verde pubblicando un tweet con due cuori e la foto di una energica stretta di mano con il gregario Bas Eickhout.

Wilders elezioni europee Olanda
Geert Wilders. Foto Ansa/Epa Remko de Waal

Festeggiano sia la destra che la sinistra

Gli exit poll sono arrivati al termine di una giornata (quella del 6 giugno) segnata tra l’altro dagli attacchi hacker al voto dei filo-russi. “Vogliamo meno immigrazione, vogliamo inasprire le regole e le politiche sull’asilo“, è stato il mantra di Geert Wilders davanti al seggio per votare. Appelli che hanno avuto risonanza tra elettori come Sjors, 45 anni, fattorino per un’azienda privata. Secondo lui “votare a destra non vuol dire essere populisti. Ma realisti su temi importanti come quello della migrazione che ha sconvolto l’Olanda“.

L’alleanza europeista – che da settimane denuncia la vicinanza di Wilders agli “amici di Putin per indebolire l’Europa” – ha combattuto la sua battaglia diametralmente opposta. Ossia per “un’Europa solidale“. Una buona metà degli olandesi sembrano averla apprezzata. Ora l’ex vicepresidente della Commissione europea Timmermans, padre del Green Deal voluto dalla Commissione Ue, potrà consentire alla propria coalizione di mantenere sostanzialmente stabile il numero di seggi all’Eurocamera.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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