Friuli, la tragedia del Natisone: aperta inchiesta per omicidio colposo
Indagini sui soccorsi che, pur essendosi mossi rapidamente, si sono rivelati inadeguati in caso di piene improvvise del fiume
La tragedia dei 3 giovani morti travolti dalla furia del fiume Natisone a Premariacco (Udine) segnerà a lungo la memoria di molti. E forse determinerà un cambiamento nel sistema di gestione dei soccorsi in Friuli. Perché si è fatto giungere un elicottero dal Veneto, da Venezia, distante oltre 130 chilometri? Non era possibile mobilitare immediatamente gli aiuti decisivi dall’alto tramite mezzi più vicini, attivati invece solo in un secondo momento? Domande che angosciano i soccorritori stessi. Quesiti in base ai quali la Procura di Udine ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti.
Mentre sono partite per la Romania le salme di Patrizia Cormos, 20 anni, e Bianca Doros, 23 anni, le due giovani scomparse nella piena del fiume a Premariacco il 31 maggio, e rinvenute senza vita il 2 giugno, si cerca ancora Cristian Molnar, 25 anni. Anch’egli travolto, assieme alle due amiche, dal Natisone. Sabato 8 giugno in Romania i funerali di Patrizia e Bianca, a Tarna Mare in Transilvania. A Udine si è svolto un rito religioso cristiano ortodosso di commiato a cui ha partecipato anche il vescovo del capoluogo friulano, Riccardo Lamba. Per cercare Cristian Casian Molnar lavorano adesso sommozzatori, soccorritori fluviali giunti da tutti i Comandi della regione. Così come dronisti, topografi, team speleo e l’elicottero del reparto volo di Venezia. Le ricerche proseguiranno almeno fino a domenica 9 giugno.
Ipotesi omicidio colposo
Vanno avanti anche le indagini sulla tragedia del Natisone. La Procura di Udine sta indagando per omicidio colposo, a carico di ignoti. Il procuratore di Udine, Massimo Lia, ha detto: “Condurremo tutti gli accertamenti del caso. Così come tutte le verifiche per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi. Se ci sono state problematiche che possano in qualche modo aver inciso sul tragico evento“. I carabinieri hanno già acquisito le testimonianze delle persone direttamente coinvolte, dei familiari e dei testimoni oculari. Compresi alcuni dei soggetti che hanno realizzato video dai telefonini documentando così la tragedia, in diretta.
Sono stati acquisiti anche tutti i tabulati e le conversazioni tra Patrizia Cormos e il 112; e le rotte ufficiali seguite dagli elicotteri dei vigili del fuoco e della sanità regionale. In corso di verifica anche la cartellonistica lungo il Natisone. Ci sono segnali di pericolo di annegamento e divieto di balneazione, che andranno in futuro implementati con quello di pericolo di piene improvvise.
Soccorsi, cosa è successo
Profondo il dolore ed esplicita l’amarezza della madre di Patrizia Cormos: “Invece di fare video dovevano salvarla” ha detto al Messaggero Veneto, riferendosi ai passanti. Diversi dei quali hanno comunque chiamato i soccorsi. Patrizia “ha chiamato più volte il 112. Ha lasciato il suo nome, l’indirizzo. E ha detto ‘chiamate mia mamma’“.
Si discute, tra l’altro, sull’opportunità di essere intervenuti con l’elicottero dall’aeroporto Marco Polo di Venezia, distante un centinaio di chilometri dal luogo della tragedia. Secondo una ricostruzione dell’Ansa, la prima chiamata di soccorso al 112 è arrivata alle 13.25 di venerdì 31 maggio da una delle vittime. Diceva di essere rimasta “prigioniera” con i due amici sul greto del fiume a causa del livello delle acque che saliva. E che impediva loro di tornare a riva.
❌️ #Udine, proseguono a Premariacco le ricerche del ragazzo disperso: 40 #vigilidelfuoco impegnati lungo il corso del Natisone [#5giugno 13:15] pic.twitter.com/nZOQJGXazC
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) June 5, 2024
Piena del Natisone in poco tempo
L’addetto della centrale del Numero unico regionale 112 ha gestito l’Sos come soccorso tecnico, non sanitario, e ha dunque deciso di dirottare la richiesta al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Udine. Il quale ha inviato con massima urgenza l’equipaggio più vicino al luogo della richiesta. E ha immediatamente attivato le squadre specializzate di fluviali, oltre a mettere in preallarme i sommozzatori.
Contestualmente, i vigili del fuoco hanno attivato Drago, l’elicottero di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia, che ha iniziato a predisporre il proprio piano di volo e acceso i motori. Ma in pochi minuti il livello del Natisone si è alzato. La ragazza che aveva fatto la prima chiamata ha sollecitato, in preda al panico, nuovamente l’arrivo dei soccorsi. Lo stesso hanno fatto almeno una mezza dozzina di passanti, che transitavano sul Ponte Romano di Premariacco.
Drago lontano, interviene secondo elicottero
Nel frattempo il personale di terra dei pompieri era giunto in zona. Siccome Drago era partito ancora da troppo poco tempo da Venezia, i pompieri hanno chiesto l’intervento dell’elicottero sanitario della Sores Fvg, con un tecnico del Soccorso alpino a bordo, che potesse compiere specifiche manovre per un eventuale recupero all’esterno del velivolo.
Un secondo elicottero si è quindi alzato in volo pochi minuti dopo Drago, ma, dovendo percorrere una distanza che può essere coperta in appena 8 minuti, è arrivato a Premariacco ben prima. I tre ragazzi, purtroppo, qualche istante prima – soltanto un paio di minuti secondo i testimoni oculari – erano già stati ingoiati dal fiume. Nonostante il tentativo di salvataggio dei vigili del fuoco che lanciavano loro delle funi. Uno di essi si è perfino eroicamente lanciato in acqua, rischiando anche lui di essere trascinato dalla violentissima corrente del Natisone.