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Gaza: Hamas accetta il piano di pace Usa, ok da Israele ma solo per riportare gli ostaggi a casa

Netanyahu deve affrontare la minaccia dell'estrema destra di far cadere il Governo. L'accordo prevede una tregua anche se non la fine della guerra

Un barlume di pace sembra affacciarsi sulla Striscia di Gaza. Secondo quanto ha affermato il 3 giugno il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, “le prime dichiarazioni di Hamas indicano che ha accettato positivamente il piano” Usa per una tregua. “E ora aspettiamo la risposta israeliana”. “Ci rivolgiamo a entrambe le parti affinché accettino le proposte di cessate il fuoco” ha aggiunto.

Da parte israeliana il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tuttavia affermato di “non essere d’accordo con la fine della guerra” nella Striscia. Ha sostenuto che “il piano presentato da Biden è parziale” e “non accurato“, con alcuni “gap” rispetto alla proposta di Israele. Intervenendo davanti ai membri del comitato per gli affari esteri e la sicurezza della Knesset, Netanyahu ha sottolineato che “la guerra si fermerà allo scopo di restituire gli ostaggi e poi discuteremo“.

Gaza ferito ambulanza-carretto
Un carretto funge da ambulanza a Gaza, dove tutto è distrutto dalla guerra degli israeliani innescata dal pogrom nazista di Hamas nei kibbutz il 7 ottobre 2023

Israele, spaccatura nel Governo

Intanto la situazione politica a Tel Aviv è in piena evoluzione. Netanyahu ha invitato il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, a un incontro a seguito della sua minaccia di far cadere il Governo. Il leader della destra ultranazionalista non vuole che cessi la guerra a Gaza senza che Hamas sia distrutta. Netanyahu intende dimostrare al ministro che “non si tratta di un accordo irresponsabile” quello che gli Usa hanno promosso. Ma Ben Gvir e il collega ministro Bezalel Smotrich hanno dichiarato che lasceranno la coalizione se si procederà con l’intesa. Lo riporta il Times of Israel.

In questo quadro “una rete di sicurezza politica” per il gabinetto di guerra di Netanyahu è arrivata dal leader dell’opposizione, Yair Lapid. Il quale è tornato a insistere sulla necessità che Israele accetti l’accordo, dopo che anche Benny Gantz aveva minacciato di togliere l’appoggio politico a Netanyahu. “Ho offerto di dare a Netanyahu una rete di sicurezza politica per portare a termine l’accordo” ha dichiarato Lapid durante un’audizione alla Knesset, secondo quanto riporta il Times of Israel. Il leader dell’opposizione ha sottolineato che i due ministri Ben Gvir e Smotrichnon possono impedire” agli ostaggi di tornare a casa. “Stanno morendo lì” ha proseguito Lapid. “Ci sarà tempo per eliminare Sinwar e Deif (due leader di Hamas, ndr), ci sarà tempo per eliminare Hamas, ma non c’è più tempo per gli ostaggi“.

Gaza campo profughi guerra Israele
Distruzione al campo profughi di Al Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, colpito dagli israeliani. Foto Ansa/Epa Mohammed Saber

Ancora morti a Gaza

Nella Striscia di Gaza, però, i raid di Israele vanno avanti. E il 3 giugno hanno provocato la morte di 22 persone nei campi profughi di Nuseirat e Bureij, nella parte centrale della Striscia. Secondo le ultime cifre disponibili, i morti fra i civili sarebbero circa 36.500 da quando è cominciata la rappresaglia israeliana per l’attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre. Lo rende noto il ministero della Sanità di Gaza City. Sono invece circa 83.000 i palestinesi rimasti feriti.

Identificati i resti di un medico

Sul fronte degli ostaggi che Hamas ha rapito il 7 ottobre e che ancora non sono stati liberati – circa 130 persone – emerge la notizia dell’identificazione certa di Dolev Yehud, 35 anni. L’uomo non era ostaggio a Gaza, come si credeva, ma è morto in Israele il giorno del pogrom nazista di Hamas nei kibbutz. Yehud, del kibbutz Nir Oz al confine con Gaza, era un medico volontario del Magen David Adom e di United Hatzala. La mattina del 7 ottobre ha lasciato la sua abitazione per andare a prestare soccorso alle vittime dell’attacco di Hamas, ed è stato ucciso. Sua moglie, Sigal, ha dato alla luce il quarto figlio mentre si pensava fosse il marito fosse tenuto prigioniero. Sua sorella, Arbel Yehud, 28 anni, è ancora prigioniera del gruppo terroristico a Gaza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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